mercoledì 30 dicembre 2020

La Chiesa di San Lorenzo a Verona in un video

Portale d'ingresso al sagrato
La Chiesa di San Lorenzo è protagonista di uno speciale prodotto da Black e White Studio Tv e visibile sui loro canali social. In occasione delle festività natalizie e delle numerose restrizioni, la web tv veronese di Riccardo Canovai ha realizzato un documentario sulla costruzione architettonica eretta fra la fine del XI secolo e inizio del XII situata a Verona.
Presentatore e conduttore è Angelo Passuello, giovane ricercatore veronese e dottore di ricerca in Storia delle arti all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Autore di numerose pubblicazioni e relatore a svariati convegni internazionali, da anni incentra le sue ricerche sulle manifestazioni artistiche di Verona in epoca medievale. «La chiesa di San Lorenzo, situata in Corso Cavour 28 in centro città, è opera di maestranze che tradussero modelli continentali per creare un complesso dalle caratteristiche uniche che, per molti aspetti, non ha eguali a livello internazionale – spiega Passuello. - Questo monumento, assieme a San Fermo del 1065, tracciò la strada per la formazione di un linguaggio romanico tipicamente veronese, che vide gli esiti più importanti nella basilica di San Zeno del 1138 e nella Cattedrale risalente al 1139».
Il giovane ricercatore è autore di “San Lorenzo in Verona” di Cierre Edizioni, un dossier dedicato alla chiesa grazie al quale si è aggiudicato la XVI edizione del Premio Italia Medievale nella categoria Editoria. San Lorenzo presenta alcune peculiarità uniche: «La sua eccezionalità è tangibile sin dalla planimetria con l’ampio capocroce caratterizzato da cinque absidi in progressione scalare di matrice cluniacense – prosegue. - Gli alzati sono davvero sorprendenti con le ampie gallerie, dette matronei, di derivazione normanna che corrono sopra le navate laterali. Inoltre le due grandi torri circolari che cingono la facciata evocano le porte urbiche romane. La muratura, ancora, esalta magistralmente l’alternanza fra la pietra e il mattone, creando un effetto di grande impatto».
Questa è solo una piccola anticipazione di quanto è raccontato nel documentario che racchiude le bellezze artistiche e architettoniche risalenti all’epoca medioevale. «Questa chiesa, pur essendo così importante, è quasi soffocata dagli immobili che nel corso dei secoli le sono stati costruiti attorno, rendendola quasi invisibile. Ho dedicato anni di studio a San Lorenzo, specialmente durante il dottorato a Venezia e poi nella stesura del libro – conclude Passuello. - Questo documentario realizzato con BlackeWhite Studio TV e con l’équipe del regista Riccardo Canovai, grazie anche alle straordinarie riprese con drone effettuate da Zeno Bernardini, rende merito a questo gioiello unico». 

domenica 27 dicembre 2020

Il paggio giullare in diretta steaming

Il Paggio Giullare, capostipite ed erede dei Clerici Vagantes, da oltre 800 anni vaga di paese in paese sostando nelle peggiori bettole ed osterie ed intrattenendo i presenti per un tozzo di pane ed un bicchier di vino.

Dopo una lunga serie di repliche (mille e… più di mille!) giunge ospite domenica 27 dicembre 2020 alle ore 16,30, in compagnia del suo Paggetto, all'ottava edizione della rassegna I Colori del Natale, in una speciale diretta streaming dal sapore medievale: musica, canti, giocoleria, fachirismi, pupazzi, trampoli, fuoco e mirabolanti esperimenti alchemici per un pubblico di tutte le età!
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mercoledì 9 dicembre 2020

Alighieri Durante, detto Dante. Vita e avventure di un uomo del Medioevo

Giovedì 10 dicembre 2020
alle 21.10 su Rai Storia il professor Alessandro Barbero guiderà i telespettatori alla scoperta del Sommo Poeta nel film documentario “Alighieri Durante, detto Dante. Vita e avventure di un uomo del Medioevo”, scritto con Davide Savelli, per la regia di Graziano Conversano, che Rai Cultura propone in prima tv affiancato dalle illustrazioni e dai video di Dante Plus, esposizione curata da Marco Miccoli (Bonobolabo), che dal 2016 riunisce numerosissimi artisti, diversi gli uni dagli altri che, dall’illustrazione al fumetto e alla street art, danno vita ad una nuova identità del poeta.

Un appuntamento per portare gli spettatori indietro di settecento anni (tanti infatti quelli dalla morte, avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321) e raccontare la vita di colui che è riconosciuto universalmente come il padre della lingua italiana, l’autore di uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale, che ancora oggi continua a essere materia di studio per gli studenti, di ricerca in ambito universitario, e fonte di ispirazione per artisti, registi, scrittori, musicisti, in tutto il pianeta: la Divina Commedia.
Il docufilm – con la “partecipazione straordinaria” di Giovanni Boccaccio, Dino Compagni, Leonardo Bruni, Giovanni e Filippo Villani, interpretati da un cast di attori – ricostruisce i primi 36 anni di vita di Dante Alighieri, dalla sua infanzia al momento dell’esilio da Firenze. Sono gli anni di formazione del giovane Durante, ovvero Dante, gli anni in cui incontra Beatrice, in cui combatte come cavaliere a Campaldino e in cui decide di entrare in politica. Gli anni di cui si dispone del maggior numero di fonti. E proprio partendo dalle fonti, gli autori hanno scelto di dare “voce e volto” a testimoni e biografi delle gesta del Sommo Poeta. Ad impreziosire il racconto, inoltre, due “chicche” musicali: Dante, infatti, scriveva sonetti che sarebbero stati messi in musica e proprio per questo il docufilm ospita anche due giovani rapper, un ragazzo e una ragazza, che interpretano a modo loro, ma fedelmente, il sonetto “A ciascun’alma presa e gentil core”.
La narrazione del documentario è ambientata nel Castello medievale dei Conti Guidi, a Poppi (Arezzo), che ospitò Dante per un periodo del suo esilio, mentre le immagini che arricchiscono il racconto sono state girate nella sua patria, Firenze.

giovedì 3 dicembre 2020

Arriva El Cid Campeador su Amazon Prime

Visivamente parlando, soprattutto se non siete di primo pelo, l'immagine che avete del più famoso cavaliere medievale di Spagna, El Cid Campeador (1040 circa - 1099), è indissolubilmente legata al film con Charlton Heston degli anni Sessanta.
Ecco, ora arriva una serie made in Spain che rinfresca decisamente quell'immagine. Si intitola El Cid e sarà disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 18 dicembre 2020. Ovviamente alla base della narrazione, così come per il film del 1961 c'è il Cantar de Mio Cid, poema di 3753 versi che ha cristallizzato la leggenda di questo paladino che ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione del mito della Reconquista spagnola.
La serie rielabora la tradizione poetica e la storia del Cid, interpretato da Jaime Llorente (il Denver de La casa di carta), senza prendersi troppe libertà. Semmai procede per riempimento dei vuoti lasciati dalle fonti. Parte infatti ricostruendo bene il contesto in cui muove i suoi primi passi Rodrigo Díaz de Vivar, il giovane nobile che diventerà El Cid. La Spagna dell'XI secolo era travagliata da continue lotte. Si trattava solo in parte di scontri connotabili come guerre di religione tra i regni cristiani e i potentati mussulmani. Spesso motivi di politica contingente potevano scombinare le alleanze e far sì che mori e cristiani combattessero alleati contro altri mori o altri cristiani. Il giovane Rodrigo arriva così, dopo la morte del padre, alla corte de Regno di Leon dove governa Ferdinando I di Castiglia che ha sposato Sancha I. Sancha è la regina de jure, ma di fatto governa Ferdinando... Sancha vorrebbe riprendersi il trono ma senza fare del male a Ferdinando, che è il padre dei suoi figli e tutto sommato un monarca accorto. Molti nobili del Leon vorrebbero andare per le spicce invece. Ramiro, il fratello di Ferdinando, signore dell'Aragona invece trama per rompere le lucrose alleanze di Ferdinando con i musulmani che gli pagano ricchi tributi...
In questo complesso gioco di corte il futuro Cid, descritto come da tradizione come pieno d'orgoglio cavalleresco e rispetto del dovere, dovrà provarle tutte per mantenersi fedele al re e alla giustizia. Ci riuscirà ma dovendo comunque districarsi in un mondo complesso. Il risultato è una serie che, anche grazie ad un numero enorme di comparse, fornisce una ricostruzione molto aderente della Spagna dell'XI secolo. Il tutto però ha un prezzo, anche se le scene d'azione non mancano, si tratta di una fiction molto parlata e da guardare con attenzione.
Siamo lontani dal modello «Medioevo con massacro» stile Vikings per intenderci. Quindi soprattutto la prima puntata decolla piano e da largo spazio a interni, dettagli, caratterizzazione dei personaggi. Detto questo, e al netto di qualche stereotipo cavalleresco di troppo - ma non si può nemmeno pretendere che gli spagnoli buttassero giù dal piedistallo un eroe nazionale e perché poi... - il prodotto è più equilibrato di tanti altri e rende l'idea del Medioevo per quel che era, un periodo sofisticato e sfaccettato molto più di quanto comunemente si creda.
Fa anche venire voglia allo spettatore di ristudiarsi un po' di storia. Ottima anche la colonna sonora del compositore Premio Oscar Gustavo Santaolalla (Brokeback Mountain, Babel). Più oscillante la fotografia. Si passa da scene con la luce perfetta a momenti da serie spagnola di bassa qualità di qualche anno fa. Peccato.

sabato 28 novembre 2020

Geraci Siculo su RAI 3 per il titolo di "Borgo dei Borghi 2020"

Chiesa Madre di Geraci Siculo
Un borgo medievale incantevole nel cuore della Sicilia, per la precisione nel Parco delle Madonie. Geraci Siculo (PA) è protagonista su Rai 3 in onda domenica 29 novembre 2020, come unico candidato della Sicilia al concorso nazionale "Il Borgo dei Borghi 2020", nell’ambito della trasmissione "Alle falde del Kilimangiaro", condotta da Camila Raznovich che va in onda a partire dalle ore 16.30 per raccontare storia, tradizioni e personaggi del luogo, con la regia di Andrea Dorigo.

Il programma è un vero e proprio giro del mondo, della domenica pomeriggio di Rai3, attraverso la bellezza, le culture e le curiosità del nostro pianeta.
Geraci Siculo è un luogo incantato, ricco di storia, arte e natura. Situato sul limite orientale della provincia di Palermo nel territorio delle Madonie, in un’area di grande interesse naturalistico, l’origine del borgo può farsi risalire alla metà dell’VIII secolo e la prima attestazione documentaria risale all’840, anno che segnò il passaggio agli Arabi.
Dopo la dominazione normanna, intorno alla metà del Duecento passò a Enrico, esponente di spicco dei conti di Ventimiglia in Liguria, tramite le nozze con Isabella di Candida.
Nei secoli successivi i Ventimiglia divennero uno dei più rilevanti casati nobiliari siciliani.

mercoledì 28 ottobre 2020

I Bentivoglio. Potere e splendore nella Bologna del Rinascimento

Giovedì 29 ottobre
2020 alle ore 20.45 su Sky Arte sarà trasmesso il documentario di 30 minuti I Bentivoglio. Potere e splendore nella Bologna del Rinascimento  a cura di Arianna Marelli con la regia di Claudio Poli.
 
«La Bologna quattrocentesca rappresenta uno dei grandi centri del primo Rinascimento italiano, un crocevia culturale, artistico e intellettuale di livello europeo, grazie alla vivacità sociale ed economica che la caratterizzava e a un ruolo di primo piano nello scenario politico nazionale e internazionale, sotto la guida della magnifica signoria dei Bentivoglio. Tuttavia, nella percezione comune la città rimane legata a un’immagine solo comunale e medievale, e viene messa in ombra dalla vicinanza della Firenze dei Medici, della Ferrara degli Este, della Mantova dei Gonzaga, come se fosse stata una città di secondo piano, quando invece era magnifica quanto le altre e come tale era percepita dai contemporanei» spiega Fabio Roversi-Monaco, Presidente Genus Bononiae. Musei nella città.
Adesso, finalmente, partendo dalla mostra La Riscoperta di un Capolavoro dedicata al Polittico Griffoni, Bologna ritrova la centralità che le spetta: il 29 ottobre Sky Arte trasmette il documentario in prima visione I Bentivoglio. Potere e splendore nella Bologna del Rinascimento, mentre studiosi e ricercatori si riuniscono in una giornata internazionale di studi per confrontarsi sul Polittico Griffoni e l’importanza dell’opera nel contesto dell’arte rinascimentale. 
Signori di fatto a fasi alterne per circa un secolo, dall’inizio del Quattrocento fino alla rovinosa cacciata avvenuta nel 1506, per mano del pontefice Giulio II e degli stessi cittadini, i Bentivoglio furono protagonisti di una stagione unica di potere e splendore artistico a Bologna: nel documentario di Sky Arte, prodotto da 3D Produzioni su un’idea di Fabio Roversi-Monaco e Paolo Cova, il racconto dell’ascesa e della cacciata di una dinastia diventa l’occasione  per compiere un percorso tra le architetture e le opere d'arte rinascimentali che ancora impreziosiscono piazze e strade, chiese e musei della città. Punto di partenza è, ancora una volta, il Polittico Griffoni: Francesco del Cossa e Ercole de' Roberti diventano, infatti, un riferimento per i più importanti artisti della generazione successiva, come Lorenzo Costa e Francesco Francia, di cui a Bologna si trovano tutt'ora i dipinti.
Il viaggio attraverso il tessuto urbano alla ricerca delle tracce dell’età dei Bentivoglio rivela tutta la magnificenza di una stagione unica: dalla splendida architettura del Palazzo del Podestà in Piazza Maggiore ai dipinti del Francia e di Del Cossa in San Giacomo Maggiore, celebrazione del potere dei Bentivoglio, dalla “Cappella Sistina Bolognese” nell’Oratorio di Santa Cecilia, opera dello stesso Francia assieme a Lorenzo Costa e Amico Aspertini, all’unicità della forza espressiva del Compianto sul Cristo morto di Niccolò dall’Arca, capolavoro d’ineguagliabile bellezza, fino alle prove scultoree nella Basilica di San Domenico di un giovanissimo Michelangelo, il cui stile esce profondamente trasformato dal soggiorno bolognese del 1494.
Il documentario accompagna lo spettatore alla scoperta di opere d’arte meravigliose conservate nei musei bolognesi, a partire dal Museo della Storia di Bologna di Palazzo Pepoli e dà voce, con interviste inedite, a studiosi che a questo capitolo della storia bolognese hanno dedicato analisi approfondite: la storica Francesca Roversi-Monaco, lo studioso di letteratura Andrea Severi, e gli storici dell'arte Daniele Benati e Paolo Cova. Il documentario si conclude con la cacciata dei Bentivoglio e la distruzione della loro fastosa dimora, soprannominata Domus Magna per la sua ambiziosa maestosità, e con l’arrivo a Bologna del capolavoro di Raffaello, l’Estasi di Santa Cecilia, che inaugura definitivamente una nuova stagione.

giovedì 22 ottobre 2020

“Àntica, la Corona della Consapevolezza” a Vibo Valentia

“Àntica, la Corona della Consapevolezza”, è uno spettacolo teatrale che si preannuncia ricco di fascino e suggestività: la rievocazione del Medioevo, attraverso una serie di momenti artistici. Un’opera teatrale che trae massiccia ispirazione dai libri di Agostino Massimo Mano, regista e presidente dell’Associazione Lux Gladio, la quale porterà in scena lo spettacolo sabato 24 ottobre 2020 a Vibo Valentia in Piazza Luigi Razza. Sarà un appuntamento culturalmente vivace per la città, in grado di suscitare sensazioni e curiosità inedite.
Intorno all’evento c’è una grande aspettativa. Lo spettacolo è ambientato intorno all’anno Mille, racconta dell’incoronazione del re, Ruggero il Normanno, ponendo l’accento sulla «debolezza e la fragilità dell’uomo sotto la corona, e l’abitudine umana di fuggire dalle proprie responsabilità, rimandando la propria maturità interiore». Lo scopo di Agostino Massimo Mano, è quello di «ridare alla fantasia del pubblico antiche sensazioni dimenticate. Un’era nella quale risuona ancora forte l’eco nell’intimo dell’uomo moderno: il Medioevo». L’uomo medievale che vive e respira nell’uomo contemporaneo: «Abbiamo anche dentro di noi la semplicità dell’uomo medievale, una semplicità del vivere qui e ora nel quotidiano, il misticismo e la spiritualità». 
Lo spettacolo si compone di diversi momenti artistici: «Danza del ventre, spettacolo di fuoco, musici che suonano musica medievale con strumenti dell’epoca, come l’organo portativo suonato dalle dame, giochi del tempo». La scherma storica, in particolare, è una disciplina per la quale attori e comparse vengono formati attraverso appositi corsi, organizzati dall’Associazione. Interessante la cura dei costumi, come ci racconta Agostino Mano: «Sono costumi filologici, realizzati con cura dalle sarte ferraresi». 
Il tour dello spettacolo nelle città calabresi, è stato cofinanziato della Regione Calabria. Spiega l’Assessore alla Cultura del comune di Vibo, Daniela Rotino: «Vibo è stata scelta per la presenza del castello. Penso che sia un evento nuovo e originale, che la scenografia possa piacere alla città. Un evento culturale e all’aperto, il cui fine è chiaramente anche quello di rivitalizzare i nostri spazi». Ad aiutare nell’organizzazione e nel controllo della manifestazione, ci saranno i volontari di AgroAmbiente e dell’Augustus.
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lunedì 19 ottobre 2020

Dante 700 in Lessinia

Quattro eventi ripercorrono le tradizioni legate alla montagna veronese e al sommo Poeta nell’anniversario dei 700 anni dalla morte che si festeggerà nel 2021. Partendo da queste tradizioni, Alessandro Anderloni interpreta sul palcoscenico del Teatro Orlandi di Velo Veronese (VR) quattro canti della Divina Commedia legandoli ai racconti sul Cóvolo di Camposilvano, al Ponte di Veja, al Monte Purga di Velo.
Si inizia venerdì 23 ottobre 2020 con Il Cóvolo e la porta dell’Inferno (Inferno III). Vuole l’antica leggenda che Dante Alighieri, ospite degli Scaligeri a Verona, fosse salito in Lessinia per visitare il Cóvolo, voragine che si apriva allora in una fitta selva, nella valletta di Camposilvano. Scendendo il sentiero tra i massi di crollo, il Poeta si sarebbe trovato di fronte alla porta che un tempo chiudeva, con il muro circostante l’accesso, alla caverna, proteggendo da bestie e ladri le scorte di carne e formaggi che i montanari vi custodivano, come in un frigorifero naturale, nel fondo ghiacciato. Al cospetto della parete di roccia strapiombante, di fronte a questa porta che Dante avrebbe immaginato quella del suo inferno, con la memorabile scritta: Lasciate ogne speranza voi ch’intrate del canto III di Inferno.
Venerdì 30 ottobre 2020 si prosegue con Il Cóvolo e il ghiaccio del Cocito (Inferno XXXIII). Se Dante visitò davvero il Cóvolo fu la morfologia della grotta, con le diverse stratificazioni di roccia, a ispirargli la forma dei cerchi infernali. La discesa tra i massi di crollo della volta verso il fondo, tanto simile a quella lungo le ruine che il pellegrino dovette percorrere nel cammino infernale, gli svelò a poco a poco l’immensità della caverna. Arrivato ai piedi della frana, si trovò di fronte al ghiaccio che allora si formava sul fondo. Qui il Poeta immaginò il tappo del regno dolente, nel centro della Terra e dell’universo, nel punto più lontano da Dio dove, imprigionato dal ghiaccio che lui stesso crea con il vento gelido delle sue sei ali, dimora Lucifero, lo ’mperador del doloroso regno a masticare i tre traditori, come il Conte Ugolino mastica la testa dell’Arcivescovo Ruggeri, nella straziante scena narrata dal canto XXXIII di Inferno.
Venerdì 6 novembre 2020 la serata di Dante 700 è dedicata a Il Ponte di Veja e i ponti di Malebolge (Inferno XXI). Nella biografia di Dante, dove i fatti storici si mescolano con le leggende e gli aneddoti, qualcuno ha voluto accogliere la suggestiva ipotesi che il Poeta, ospite degli Scaligeri, fosse salito fino al Ponte di Veja, un arco di quaranta metri ai cui piedi scorre un torrente e si aprono numerose cavità. A ricordare questa visita, il castagno centenario che si trova nelle vicinanze è tuttora chiamato il Castagno di Dante. Niente può suffragare l’ipotesi che al cospetto dell’imponente arco di roccia Dante avesse trovato ispirazione per i ponti che uniscono le Malebolge, nell’ottavo cerchio infernale. Ma nulla vieta di immaginarvi la scena del diavolaccio che sale il ponte portando con sé un barattiere che getta nella pece bollente del fiumiciattolo sottostante, dove il poveraccio è infilzato da diavolacci-cuochi, come fosse carne lessa in una caldaia, come si racconta nel XXI canto di Inferno.
Alessandro Anderloni
Ultimo appuntamento venerdì 13 novembre 2020 con La Purga di Velo e il Monte Purgatorio (Purgatorio I). È attestato che il toponimo Purga, il monte che si innalza sopra il paese di Velo, derivi dalla cosiddetta lingua “cimbra” portata in Lessinia con l’arrivo di coloni bavaresi nel Basso Medioevo. L’etimologia deriva dall’antico alto tedesco burg e dal medio tedesco burc che significa tanto borgo quanto castello o fortificazione. Sulla cima conica del monte, infatti, sorgeva in epoca preistorica un castelliere e più tardi un fortilizio romano. Nulla dunque rimanda all’etimologia del monte Purgatorio, dal latino purgatorius, “che purifica”. Ciononostante nelle stalle dei filò, dove non di rado si trovava una copia della Divina Commedia di cui qualche anziano sapeva recitare interi brani a memoria, si immaginava che, dopo la visita al Cóvolo, Dante fosse salito sul Purga e avesse immaginato qui il suo cammino verso la cima del Purgatorio che inizia con il I canto della seconda cantica.
Dante 700 è un’iniziativa del Comune di Velo Veronese con il sostegno della Provincia di Verona nell’ambito della Reteventi realizzata con il contributo del progetto Europa Direct e della Regione Veneto. L’organizzazione è affidata all’associazione culturale Le Falìe. L’ingresso alle serate, con inizio alle 20:30 e contingentato secondo normativa sanitaria, è gratuito con prenotazione obbligatoria scrivendo a lefalie@lefalie.it.

giovedì 15 ottobre 2020

"Dante per tutti" debutta al Teatro Flavio di Roma: Inferno I

La rassegna culturale “Dante per tutti”, giunta al suo settimo anno, debutta a teatro. In previsione delle celebrazioni per il VII centenario della morte di Dante Alighieri del 2021, Luca Maria Spagnuolo inaugura la nuova edizione giovedì 22 ottobre 2020 alle ore 20,00 al Teatro Flavio di Roma, per un ciclo di eventi che accompagnerà tutta la stagione teatrale fino a giugno 2021.
Si comincia con la lettura e il commento del Canto I dellInferno, introdotto da una delle più celebri visioni dell’aldilà del Medioevo: la storia del cavaliere irlandese Tantalo, originaria del XII secolo, ma letta nella sua versione trecentesca, in volgare italiano.
Dante per tutti è una iniziativa ideata e curata da Luca Maria Spagnuolo, storico dell’arte e studioso del medioevo. In ogni incontro, caratterizzato da una narrazione  coinvolgente e appassionante, viene proposta la lettura e il commento di un Canto dantesco, la cui tematica è correlata a un approfondimento sulla cultura medievale.
Vengono proposti testi databili tra il XIII e il XV secolo, letti e discussi nella loro versione originale in volgare italiano: frammenti di leggende di Santi, diavoli e miracoli e brani provenienti dal repertorio giullaresco medievale. Tutti i testi provengono da manoscritti e incunaboli non editi o di difficile reperibilità, trascritti presso alcune delle più importanti biblioteche e istituti.
Seppur antichi, questi brani costituiscono un’innovativa risorsa: un patrimonio non più solo per specialisti e studiosi ma finalmente restituito al pubblico.
Ogni appuntamento ha la durata di circa un’ora e consiste nell’introduzione del Canto dantesco, il commento e la lettura di una leggenda medievale correlata al Canto in esame, la lettura con commento del Canto terzina dopo terzina e, infine, la declamazione per intero del Canto.
Per facilitare la fruizione, verranno proiettati i testi e alcune opere d’arte funzionali a rendere più immediato l’impatto visivo delle letture.
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venerdì 9 ottobre 2020

A Certaldo "Si racconta le novelle del Boccaccio"

Nel borgo medievale di Certaldo, tra le mura della Casa dove Giovanni Boccaccio riscrisse per l'ultima volta il Decameron - dando vita alla versione che ancora oggi leggiamo nei libri di scuola – torna, venerdì 9 ottobre 2020 in doppia replica alle ore 21,30 e 22,30, "Si racconta le novelle del Boccaccio", il ciclo di lettura integrale del Decameron a cura de L'Oranona Teatro e Associazione Polis Laboratori di Certaldo, ideato e diretto da Carlo Romiti.
Ogni lettura si avvale di inserti musicali dal vivo a cura di Damiano Santini. Con il Covid ancora nell'aria, la lettura in un contesto quasi “cenacolare” delle novelle del Decameron, una lettura fedele al testo, fatta una volta al mese, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, si presenta oggi più che mai come un "antidoto" alla frenesia del mondo contemporaneo, dominato da una cultura usa e getta, da un uso compulsivo dei social, dal profluvio di parole e immagini. Ascoltare, con calma, le parole del Decameron, è invece un modo per riflettere su gioie e dolori, amori e tragedie, sogni e sconfitte che ci rendono umani.
E, proprio come dopo la grande peste del 1348, ascoltare oggi le storie del Decameron può essere di stimolo ad una rinascita che parta dalla centralità dell’uomo, non come essere onnipotente, ma appunto come essere umano, con i suoi vizi e le sue virtù.
Questo il programma, arrivato alla seconda giornata, quella dedicata alle avventure impreviste che si concludono bene, giornata nella quale, come dice lo stesso Boccaccio: “sotto il reggimento di Filomena, si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine.
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giovedì 3 settembre 2020

"La signora Matilde, gossip dal medioevo" a Faenza

Syusy Blady, giovedì 3 settembre 2020 per la rassegna Cortili&Balconi, sarà a Faenza (RA) con il docu-film "La signora Matilde, gossip dal medioevo" che la vede protagonista assieme a Luciano Manzalini.
L’appuntamento è per le ore 21,00 nel cortile di Palazzo Pasi Zanelli, in corso Mazzini. In sala gli autori Marco Melluso e Diego Schiavo e i protagonisti, Syusy Blady e Luciano Manzalini.
La Signora Matilde è una docummedia dove gli elementi del documentario si fondono con la finzione narrativa, elementi di grafica, citazioni cinematografiche, richiami alla musica pop e al linguaggio dei social network.
Syusy Blady, nelle vesti di una eccentrica appassionata di griffe, guida lo spettatore in un viaggio attraverso lo spazio ed il tempo. Durante la visione, si scopre quanto Matilde e il suo tempo siano vicini all’oggi. La lotta per le investiture è presentata come uno scontro tra multinazionali e le complesse vicende familiari sembrano la trama di una puntata di Game of Thrones.

venerdì 21 agosto 2020

Gretel e Hansel al Cinema

Il film comincia con il racconto di una fiaba: durante il Medioevo in un villaggio tedesco un uomo fa guarire la sua bambina da una malattia mortale attraverso l’operato di una strega, che le dona però poteri sinistri. Ecco che suo padre è costretto ad abbandonarla nel bosco, dove la “bella bambina con il cappello rosa” comincia ad ammazzare altri coetanei. Gretel (Sophia Lillis), che adora questa fiaba, dopo aver rifiutato di prostituirsi viene mandata via di casa insieme al fratellino Hansel (Samuel Leakey) dalla loro madre rimasta vedova che non può più badare a loro. I due si ritrovano nel bosco e si rifugiano in casa dell’anziana Holda (Alice Krige), che li ospita facendosi aiutare nelle faccende di casa. Dopo un po’ Gretel viene turbata da voci, sogni e visioni e comincia a chiedersi chi sia davvero Holda e cosa nasconda.
Oz Perkins non smentisce la sua attitudine all’horror e rielabora in maniera affascinante la fiaba nata in epoca medievale riportata dai fratelli Grimm, che già conteneva in sé semi orrorifici. Cerca di evocare in ogni modo un cinema classicheggiante, sensazione che si avverte sin dal logo animato della Orion Pictures che compare come prima immagine della pellicola. Ogni singola inquadratura predilige spesso e volentieri campi singoli ed è curata nei minimi particolari per rassomigliare ad un dipinto, con i fini giochi di luce di Galo Olivares che miscelano toni gotici degni del miglior cinema classico tedesco insieme a toni da fiaba.
La prima metà del film è un suggestivo horror en plein air, poi il racconto rallenta leggermente prima di ripartire con slancio per il gran finale. L’universo costruito da Oz Perkins, dominato dalle forme espressioniste della dimora di Holda (il triangolo è quella ricorrente e centrale) tutt’altro che commestibile come invece accade nella fiaba, galleggia appena sulla superficie dell’horror senza osare più di tanto, senza jump scare, immagini truci né escamotage audio, e si poggia per gran parte su Sophia Lillis, già ammirata in “It”, e sull’inquietante strega Alice Krige. La morale che il regista intende veicolare è tutta contenuta nella favola della bambina con il cappello rosa inserita nel prologo: attenzione ai regali che si ricevono.
Una fiaba che ne contiene un’altra in un effetto matrioska brillante e rispettoso di quella di partenza. Apprezzabile nella costruzione dell’intreccio dal punto di vista della mitopoiesi e delizioso nell’aspetto formale, “Gretel e Hansel” lascia però crollare il ritmo in alcuni frangenti. Uscito il 31 gennaio scorso negli Stati Uniti d’America, il film arriva nelle sale italiane dal 19 agosto 2020.

domenica 16 agosto 2020

Mela Verde Ritorno al Medioevo a Castellarquato

Domenica 16 agosto 2020 Edoardo Raspelli alle 11.50 per Melaverde Editing torna a tener compagnia agli spettatori di Melaverde il popolare domenicale di Canale 5, ideato da Giacomo Tiraboschi.
Ritorno al Medioevo
Melaverde fa simbolicamente ancora una volta,un salto nel passato, nel Medioevo. Approfittando della bellezza ancora integra di Castellarquato, cittadina in Provincia di Piacenza, le telecamere riprenderanno quelli che erano i mestieri di una volta, dal candeliere al forgiatore di metalli, passando per arcieri, falconieri maniscalchi e musicisti. Ellen Hidding e Edoardo Raspelli, questa volta insieme, in una puntata molto speciale. Un ritorno alle tradizioni medievali di un paese che ha mantenuto miracolosamente intatta la sua straordinaria bellezza. Mestieri, alimentazione e tante altre curiosità che dal passato ritornano fino ai giorni nostri, in una puntata assolutamente da non perdere.

sabato 15 agosto 2020

"Il giullar cortese" Gianluca Foresi a Salerno con "Uffa…sempre la stessa storia"

Il giullar cortese Gianluca Foresi, arriva a Salerno in occasione della Notte dei barbuti, per la XXXV edizione del “Barbuti Festivallunedì 17 agosto 2020 alle ore 21,30.
La compagnia Teatro degli Estroversi porterà, infatti, in scena “Uffa…sempre la stessa storia”. L’attore e regista orvietano, da più di 25 anni si esibisce all’interno delle maggiori rievocazioni storiche internazionali. Maestro di oratoria, capace di incantare con le sue storie migliaia di persone riunite in cerchio attorno a sé, si ispira alla tradizione medievale dello joculator latino e del jongleur francese, reinventando il personaggio del giullare in chiave moderna.
In questo spettacolo avvicina tutti, grandi e piccini, al grande racconto della Storia. A scuola ci hanno spesso insegnato la storia e la letteratura in modo noioso ripetitivo e per nulla creativo. Da questo assunto parte l’idea di riproporre temi e personaggi del passato, osservandoli da una nuova prospettiva: quella dell’ironia e della contaminazione. E’ un nuovo modo di far passare comunque messaggi importanti attraverso un mezzo più diretto e accattivante: la contaminazione degli stili e dei generi con l’uso dell’improvvisazione in versi.
Lo spettacolo di teatro-comico presentato da Gianluca Foresi è una riproposizione dell’arte dei Giullari medievali che giocavano sull’immediatezza, e sul dire all’improvviso, provvisti però anche di un vasto repertorio e di una raffinata cultura. Una brillante prova di abilità e maestria, mista a una ironia tagliente, mai volgare, che non vuole essere però bacchettona. Un intrattenimento che vede nel pubblico la spalla ideale e che lo coinvolge in un gioco sempre nuovo e inatteso. Durante tutta l’esibizione Gianluca Foresi, con il solo ausilio della parola, della musicalità del verso e delle pause riesce a incantare e a tenere desta l’attenzione degli spettatori. Uno spettacolo dove si vive un’atmosfera unica e irripetibile, piena di energia e divertimento, con momenti anche di riflessione, specie nel finale, quando con le parole suggerite da alcuni spettatori verrà composto al momento un saluto o una storia in versi, a seconda della quantità di parole scelte e decise. Insomma gli spettatori saranno trasportati indietro nel tempo, ma allo stesso proiettati nella magia dei suoni e della musicalità della lingua italiana, forse una delle più affascinanti al mondo.

lunedì 10 agosto 2020

Brancaleone. Viaggio di inizio millennio

Il viaggio di Brancaleone prosegue e dopo aver affrontato le sfide tra i Comuni del maceratese, approda nel Fermano: lunedì 10 agosto a Servigliano in Piazza Roma, martedì 11 agosto 2020 ad Amandola in Piazza Risorgimento (21:30). «Due piazze diverse e per questo affascinanti. La geometria di Servigliano, l’arco medievale di Amandola», spiega il direttore artistico Giampiero Solari.
«Peste, fame e miseria: Brancaleone sfidava tutto e andava avanti, senza perdersi d’animo, cadendo e rialzandosi, ridendo e lottando. Non possiamo che ripartire da lui, dal suo cavallo Aquilante, dalla sua armata, dal suo provarci. Come ognuno di noi tra macerie e Covid», aggiunge Solari che guida lo spettacolo insieme con la regista Paola Genovese.

Una compagnia di marchigiani, per uno spettacolo made in Marche. «La scelta degli attori non è casuale, abbiamo puntato su persone con cui c’è un legame, uno storico importante. Questo Brancaleone è nato dal desiderio di condivisione, di ritrovarsi e ricostruirsi», spiega la regista Paola Galassi, presentando la compagnia. «Oggi sui palchi salgono solisti, al massimo coppie. Per sei serate, tra i primi in Italia, invece 11 attori, provenienti dal San Costanzo Show e dal mondo del Teatro Stabile delle Marche al tempo diretto da Solari, staranno insieme in sicurezza all’aria aperta, superando così il terremoto che ha colpito il mondo dello spettacolo», proseguono Galassi e Genovese.
Lo spettacolo, dopo Amandola farà tappa ad Ascoli Piceno nel chiostro di San Francsco merccoledì 12 agosto, prima del gran finale giovedì 14 agosto 2020 a Pretare di Arquata del Tronto. Prodotto dalla società pesarese Galassie srl che si occupa di ideare e produrre spettacoli, il ‘Viaggio di inizio millennio’ di Brancaleone ha un ritmo incalzante, con grandi sorprese, incontri che cambiano, solo apparentemente, la rotta, creando paradossi che rendono il dramma ironico e comico.

Il protagonista, interpretato da Lorenzo Loris, partendo da Norcia, città ferita dal sisma del 2016 con la sua basilica diventata un simbolo, intraprende un cammino tra i comuni delle Marche incastonati tra i Sibillini che hanno voglia di rialzarsi dopo il terremoto e dopo la pandemia degli ultimi mesi. «Una sfida per me. È una specie di don Chisciotte, uno che parte per chissà quali sfide e poi riparte di nuovo. Mi sono identificato un po’ in Brancaleone, nell’Armata piena di propositi che magari non si realizzano, anche se – commenta l’attore -  il testo non lo dice, ma loro continuano a inseguire un castello d’oro, il sacro Graal».
«Il testo ha come base quello che nel 1998 ho utilizzato per la prima messa in scena dell’opera di Monicelli, Age e Scarpelli, ma è stato ripensato per piazze, per luoghi all’aperto, dando maggior risalto alla peste, vista la battaglia in corso contro il Covid, e all’essere abbandonati, sensazione che ha vissuto chi vive tra i comuni terremotati. Il nostro Brancaleone non porta soluzioni, ma vicinanza e voglia di lottare insieme con un sorriso», prosegue il direttore artistico. «Realizzare uno spettacolo teatrale con una compagnia ai tempi del Covid non è stato facile. Abbiamo due obiettivi: portare arte nei territori e aiutare un settore, quello dello spettacolo, che è stato duramente colpito dal lockdown». Un testo attuale, con musiche arrangiate da Mario Mariani, che porta speranza: «Faticoso, in tutto. Non è una semplice rappresentazione, è un modo per dire a tutta Italia che si può fare, che le compagnie possono lavorare. Nel nostro caso con ancora più energia visto che dentro il cuore di noi ci sono le Marche, con le sue ferite e la sua bellezza». Marchigiani sul palco, marchigiani come maestranze, marchigiani dietro la telecamera che riprenderà ogni serata per realizzare un documentario che racconta Brancaleone e il suo passaggio tra i comuni «che – ribadisce Solari – chiedono a voce alta la ricostruzione».

lunedì 3 agosto 2020

"La signora Matilde" a Galeata (FC)

Per la rassegna ‘La finestra sul cortile’, lunedì 3 agosto 2020, alle ore 21,15 nel cortile del teatro comunale di Galeata sarà proiettato il docufilm ‘La signora Matilde’ alla presenza dei registi Marco Melluso e Diego Schiavo e di Luciano Manzalini (dei Gemelli Ruggeri) che interverranno a fine serata. Documentario e finzione si mescolano in un film dai toni divertenti che racconta vicende, successi e gossip di Matilde di Canossa, una delle donne più potenti e glamour della storia. Un divertente docufilm con Syusy Blady prodotto da PopCult, il film è stato realizzato grazie al sostegno di Regione Emilia Romagna – Film Commission.
A quasi 1000 anni dalla morte e 450 dalla sua sepoltura in San Pietro, torna a Roma la donna che seppe difendere il papa e umiliare l’imperatore: Matilde di Canossa. E lo fa attraverso un film originale e ironico, La Signora Matilde. Gossip dal Medioevo, che dimostra come, già nel Medioevo, una donna forte e determinata potesse essere una influencer in grado di dettare mode e lanciare prodotti anche senza alcun bisogno di frequentare corsi di laurea o master. Poiché Matilde le mode non le segue ma le crea, attorno a lei sorge a Bologna una delle più antiche università del mondo.
Esperta di social media strategy, trend setter, donna manager, food blogger e tanto altro: Syusy Blady racconta una Matilde di Canossa totalmente inedita e incredibilmente attuale.
Ingresso euro 6 e ridotti 5 euro. Prenotazioni 338.3169741.
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giovedì 30 luglio 2020

"Ombre di luce" con la Compagnia del Drago Nero

Nel suggestivo palcoscenico naturale di Fontebranda a Siena, appuntamento giovedì 30 luglio 2020, alle ore 21.30, con la Compagnia del Drago Nero e lo spettacolo “Ombre di luce”. Trampoli, fuoco ed effetti speciali di grande effetto per uno spettacolo diviso tra simboli e magia. Il racconto di una fiaba medievale ambientata in luoghi fantastici, adatti ad un pubblico di tutte le età.
La Compagnia del Drago Nero è attiva nell’ambito del teatro di strada dal 1994. La sua nascita e la sua crescita sono legati al festival di Certaldo “Mercantìa” e all’impegno di Leandro Faraoni fondatore e animatore del gruppo.

mercoledì 22 luglio 2020

“Medievalando” alle Terme di Roselle (GR)

Il Covid-19 ha bloccato la prima in programma a marzo dello spettacolo “Francesco e l’infinitamente piccolo”, ma ora è tempo di portare in scena un estratto dell’ultimo lavoro del regista e attore grossetano Fabio Cicaloni.
Giovedì 23 luglio 2020 alle ore 21.30 alle Terme di Roselle va in scena “Medievalando”: lo spettacolo, che fa parte del calendario “Grosseto in scena”, è gratuito (è consigliata la prenotazione al numero 347 8040831). La performance racconta attraverso l’affabulazione, lo stile che usavano i giullari per raccontare storie, episodi che hanno caratterizzato la vita di San Francesco. E non solo: attraverso le note di Angelo Branduardi, Fabio Cicaloni – accompagnato dalla musica di Claudio Buselli (chitarra) e di Carlo Recchia (violino) – canterà l’undicesimo canto del Paradiso dantesco, in cui si parla proprio della storia del Santo. Uno spettacolo inedito, che porta a viaggiare nel tempo e nella storia attraverso la performance di Cicaloni.

martedì 14 luglio 2020

Dante al Monastero

Sarà Stefano Brunetti, sabato 18 luglio 2020, a raccontarci, a quasi settecento anni dalla scomparsa del poeta fiorentino, l’inferno dantesco. Il giovane giurista gualdese, classe 1992, è da sempre impegnato su moltissimi fronti: tiro con l’arco, arte, scoutismo, musica, recitazione, ambiente, poesia. Oltre a lavorare per la cooperativa ASAD, e a proseguire gli studi in giurisprudenza, è proprio la Divina Commedia che riesce, in qualche modo, a concentrare la sua versatilità in un unico, potente, punto focale.
“La Divina Commedia – ci dice Stefano – è un’opera che affonda le sue radici nell’uomo, toccando sia le sue luci che le sue ombre, e che ci fa capire come attraversola vita, fatta di momenti belli e momenti meno belli, si può scoprire cosa significa amare”.
A partire dalle ore 21.30, nella suggestiva cornice del Monastero di San Biagio, presso Lanciano di Nocera Umbra, al calar della sera, il Canto I della meravigliosa opera partorita dal genio del Sommo Poeta, ci trasporterà nel mondo dell’allegoria e nell’universo medievale. Dopo una prima prima introduzione esplicativa da parte dello stesso Stefano Brunetti, il racconto ci porterà direttamente nella celeberrima “selva oscura” e ci farà muovere nel fantastico mondo che solo all’apparenza può sembrare distante dalla nostra realtà quotidiana.
La serata farà parte di un ciclo di tre incontri in cui lo stesso Stefano Brunetti, dopo aver recitato una parte dell’Inferno, si cimenterà nel Purgatorio e nel Paradiso dantesco.Per ragioni di sicurezza i posti, all’aperto e su prenotazione, saranno regolati secondo le norme previste.

domenica 5 luglio 2020

Game of Sforza al Castello Sforzesco di Milano

GAME OF SFORZA, I 50 ANNI CHE SCONVOLSERO MILANO
di e con Davide Verazzani.
Martedì 7 luglio 2020 dalle 21.30 alle 23.00 Oltheatre riapre le porte al suo pubblico nello splendido scenario del Castello Sforzesco di Milano, nel Cortile delle Armi, con un appuntamento speciale di #Fatti di Storia.
Nell’immaginario popolare, gli Sforza non sono famosi quanto Borgia o Medici. Ma fasti e miserie dei componenti della famiglia che per 50 anni fu padrona assoluta di Milano, meritano ampiamente i riflettori. In un racconto divertente ma rigoroso, viene narrata la loro storia, avvincente e imprevedibile come una puntata di “Game of Thrones”. Per saperne di più del nostro passato, e accorgersi quanto sia simile, a volte, al presente.
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domenica 28 giugno 2020

L'Armata Brancaleone su Rai Movie

Domenica 28 giugno 2020, in prima serata Rai Movie (canale 24 del digitale terrestre) alle ore 21.20 ricorda Vittorio Gassman con “L’armata Brancaleone”. Vittorio Gassman è l’indimenticabile Brancaleone da Norcia, colui che “non fece mai a mezzo con nessuno”, nel capolavoro nato dal genio di Age & Scarpelli e Mario Monicelli.
Con il suo pomposo discorso all’armata Gassmann/Brancaleone ci introduce in un medioevo bizzarro, popolato da coloriti straccioni che parlano una lingua immaginaria, un misto di latino volgare e dialetti.
Ancora oggi il film è amato e citatissimo, tanto che il termine “armata Brancaleone” è entrato nell’uso comune per descrivere una compagnia sgangherata. Catherine Spaak, Gian Maria Volontè, Maria Grazia Buccella, Enrico Maria Salerno e Barbara Steel interpretano personaggi inconsueti e leggendari. Il film, presentato a Cannes nel 1966 è stato un enorme successo di pubblico e critica.

giovedì 25 giugno 2020

Trailer del film "Il regno"

Stefano Foresi e Max Tortora
Ecco il trailer de Il regno, il divertente film diretto da Francesco Fanuele con protagonisti gli irresistibili Stefano Fresi e Max Tortora. Con loro Silvia D’Amico, Fotinì Peluso, Francesca Nunzi ed Enzo Casertano, in un regno para medievale creato sulla Salaria ai giorni nostri. Il film, distribuito da Fandango, sarà disponibile da venerdì 26 giugno 2020 sulle principali piattaforme streaming tra cui ITUNEs, Google Play, Chily, Sky prima fila, Rakuten, CGHV, Huawei, Infinity, TIMVISION e #iorestoinSALA.
Tranquilli, è una commedia. Eppure trent’anni fa, Giacomo, poco più che dodicenne, viene rinnegato dal padre e cacciato dal casale di campagna che gli ha dato i primi natali. La storia inizia quando il vecchio avvocato del padre, l’eccentrico Bartolomeo Sanna, invita Giacomo a tornare al casale per i funerali dell’odiato genitore. L’uomo si reca al cancello della sua vecchia dimora e nota con stupore che l’avvocato lo è andato a prendere in carrozza. Strano. Ancora più strano è prendere atto che il funerale si tiene all’interno della tenuta, con un prete che parla solo in latino e una folla di contadini vestiti di nero (“amici di papà”, spiega Sanna). Sembra uno scherzo ma non lo è! infatti, Giacomo scopre di aver ereditato Il Regno del padre. In che senso? Presto detto: nei suoi terreni c’è una comunità di persone che ha scelto di tornare a una vita più umile, modesta, senza gli assilli della tecnologia. (“Ma che è? Il medioevo?”, domanda l’ignaro erede al trono). Non capita tutti i giorni di ereditare dei sudditi pronti a darti cieca obbedienza, prosperose ancelle ben disposte a insaponarti la schiena e soprattutto il potere di legiferare a proprio piacimento. Ma Giacomo non è affatto come il padre, che fu un prepotente autocrate tutto d’un pezzo. Lui con i sudditi ci vuole parlare, ci vuole fare amicizia. Grosso errore, nessuno vuole un monarca compagnone, ma lui è così. Riuscirà il re più strampalato della storia a farsi rispettare e diventare l’uomo che non è mai riuscito ad essere?

mercoledì 24 giugno 2020

Lucia Poli inaugura il progetto Decamerone

Lucia Poli
Nell’ambito della 73a Estate fiesolana giovedì 25 giugno 2020 sul palco del Teatro Romano, Lucia Poli, magistrale interprete della lingua del Boccaccio, valorizza l’intelligenza e la comicità delle novelle, da Alibech, candida e ingenua fanciulla desiderosa di servire Iddio, a Calandrino sempre beffato.
La serata fa parte di Decameron. Un racconto italiano in tempo di peste (Progetto e regia di Sergio Maifredi, Produzione Teatro Pubblico Ligure, Direttore di produzione Lucia Lombardo, Consulente letterario Maurizio Fiorilla Patrocinio Ente Nazionale Giovanni Boccaccio).
Lo spettacolo sarà preceduto dalla Lectio Magistralis del Prof. Maurizio  Fiorilla, docente di Filologia della Letteratura Italiana, all’Università Roma Tre.
Questo il  programma della serata  con Lucia Poli
Giornata terza, novella decima ALIBECH
Giornata sesta, novella decima FRATE CIPOLLA
Giornata nona, novella terza, CALANDRINO PREGNO
Giornata seconda, novella quinta, ANDREUCCIO DA PERUGIA
Il Teatro Pubblico Ligure torna a fare spettacolo dal vivo in uno tra i luoghi più belli dove incontrare il pubblico, il Teatro Romano di Fiesole, con quattro serate in cui l’attualità trova uno sfondo ideale nella tradizione letteraria. Per il quarto anno consecutivo  il TPL, fondato e diretto da Sergio Maifredi, è ospite dell’Estate Fiesolana .Proprio sulla collina dove lo ha ambientato il suo autore Giovanni Boccaccio, tornerà a vivere il Decameron, uno dei testi più citati in questi ultimi difficili mesi segnati dalla  pandemia.

Decameron un racconto italiano in tempo di peste vede dopo Lucia Poli altri interpreti d’eccezione come Roberto Alinghieri (9 luglio), Tullio Solenghi (23 luglio), Dario Vergassola e David Riondino (6 agosto). Il progetto è ideato e diretto da Sergio Maifredi, con la consulenza letteraria di Maurizio Fiorilla, curatore delle edizioni del Decameron per Treccani nel 2011 e per Rizzoli-Bur nel 2013, e il patrocinio dell’Ente Nazionale Boccaccio.
Decameron – dichiara Sergio Maifredi – è la festa del racconto, un inno al potere della mente di inventare la vita. Da oltre cinque anni lavoriamo sul primo grande “romanzo” della letteratura italiana per riportarlo alla sua dimensione originaria di racconto che vive nella lettura pubblica condivisa. Boccaccio stesso leggeva in pubblico il suo capolavoro. Lo facciamo, a Fiesole, luogo perfetto per ritrovarci con Boccaccio, insieme a grandi compagni di viaggio: Lucia Poli, Roberto Alinghieri, Tullio Solenghi, Dario Vergassola, David Riondino. Il palcoscenico su cui si muovono gli uomini e le donne del Boccaccio è il Mediterraneo reale di una società mercantile, miscuglio e groviglio di popoli e di religioni, un mondo che a settecento anni di distanza continua ad essere nostro contemporaneo.
Boccaccio – spiega il Prof.  Maurizio Fiorilla,  ha il merito di aver elaborato il primo grande progetto narrativo della letteratura occidentale, inserendo i cento racconti in un libro organico capace di rappresentare la varietà e complessità del mondo. A tutti è concessa una storia, dai re agli operai. Nello spazio della cornice una riflessione di elevatissima profondità culturale si proietta per la prima volta sulle storie raccontate e questo fa del Decameron anche un grande libro filosofico.
Boccaccio ha descritto un gruppo di giovani che, nella Firenze medievale attraversata dalla peste, si sono riuniti in un castello decidendo di occupare il tempo della quarantena raccontando delle storie. I testimoni cantori di questa tradizione sono oggi cinque artisti – Poli, Alinghieri, Solenghi, Riondino, Vergassola – che, ognuno con il suo stile e con il suo personale timbro ironico, ci guideranno all’esplorazione delle novelle di Boccaccio.
Salvatore Battaglia, grande conoscitore e critico del grande autore, ha scritto: “I mercanti, i sensali, i contadini, gli artigiani, i frati buontemponi, i prelati mondani, le suore spericolate, i letterati, gli studenti, assieme ai ricchi borghesi, ai principi, ai cavalieri, alle gentildonne, alle avventuriere: una folla multiforme, vitalissima, incontenibile, i cui individui fanno la realtà, formano il ritmo della vita e il tessuto della società. Un’infinita molteplicità di tipi e di esperienze: la sola che possa aspirare a competere con la versatilità rappresentativa della Divina Commedia”.