Stefano Foresi e Max Tortora |
Tranquilli,
è una commedia. Eppure trent’anni fa, Giacomo, poco più che dodicenne,
viene rinnegato dal padre e cacciato dal casale di campagna che gli ha
dato i primi natali. La storia inizia quando il vecchio avvocato del
padre, l’eccentrico Bartolomeo Sanna, invita Giacomo a tornare al casale
per i funerali dell’odiato genitore. L’uomo si reca al cancello della
sua vecchia dimora e nota con stupore che l’avvocato lo è andato a
prendere in carrozza. Strano. Ancora più strano è prendere atto che il
funerale si tiene all’interno della tenuta, con un prete che parla solo
in latino e una folla di contadini vestiti di nero (“amici di papà”,
spiega Sanna). Sembra uno scherzo ma non lo è! infatti, Giacomo scopre
di aver ereditato Il Regno del padre. In che senso? Presto detto: nei
suoi terreni c’è una comunità di persone che ha scelto di tornare a una
vita più umile, modesta, senza gli assilli della tecnologia. (“Ma che è?
Il medioevo?”, domanda l’ignaro erede al trono). Non capita tutti i
giorni di ereditare dei sudditi pronti a darti cieca obbedienza,
prosperose ancelle ben disposte a insaponarti la schiena e soprattutto
il potere di legiferare a proprio piacimento. Ma Giacomo non è affatto
come il padre, che fu un prepotente autocrate tutto d’un pezzo. Lui con i
sudditi ci vuole parlare, ci vuole fare amicizia. Grosso errore,
nessuno vuole un monarca compagnone, ma lui è così. Riuscirà il re più
strampalato della storia a farsi rispettare e diventare l’uomo che non è
mai riuscito ad essere?
Nessun commento:
Posta un commento