Il viaggio di Brancaleone prosegue e dopo aver affrontato le sfide tra i
Comuni del maceratese, approda nel Fermano: lunedì 10 agosto a
Servigliano in Piazza Roma, martedì 11 agosto 2020 ad Amandola in Piazza Risorgimento (21:30). «Due piazze diverse e per
questo affascinanti. La geometria di Servigliano, l’arco medievale di
Amandola», spiega il direttore artistico Giampiero Solari.
«Peste, fame e miseria: Brancaleone sfidava tutto e andava avanti, senza perdersi d’animo, cadendo e rialzandosi, ridendo e lottando. Non possiamo che ripartire da lui, dal suo cavallo Aquilante, dalla sua armata, dal suo provarci. Come ognuno di noi tra macerie e Covid», aggiunge Solari che guida lo spettacolo insieme con la regista Paola Genovese.
Una compagnia di marchigiani, per uno spettacolo made in Marche. «La scelta degli attori non è casuale, abbiamo puntato su persone con cui c’è un legame, uno storico importante. Questo Brancaleone è nato dal desiderio di condivisione, di ritrovarsi e ricostruirsi», spiega la regista Paola Galassi, presentando la compagnia. «Oggi sui palchi salgono solisti, al massimo coppie. Per sei serate, tra i primi in Italia, invece 11 attori, provenienti dal San Costanzo Show e dal mondo del Teatro Stabile delle Marche al tempo diretto da Solari, staranno insieme in sicurezza all’aria aperta, superando così il terremoto che ha colpito il mondo dello spettacolo», proseguono Galassi e Genovese.
Lo spettacolo, dopo Amandola farà tappa ad Ascoli Piceno nel chiostro di San Francsco merccoledì 12 agosto, prima del gran finale giovedì 14 agosto 2020 a Pretare di Arquata del Tronto. Prodotto dalla società pesarese Galassie srl che si occupa di ideare e produrre spettacoli, il ‘Viaggio di inizio millennio’ di Brancaleone ha un ritmo incalzante, con grandi sorprese, incontri che cambiano, solo apparentemente, la rotta, creando paradossi che rendono il dramma ironico e comico.
Il protagonista, interpretato da Lorenzo Loris, partendo da Norcia, città ferita dal sisma del 2016 con la sua basilica diventata un simbolo, intraprende un cammino tra i comuni delle Marche incastonati tra i Sibillini che hanno voglia di rialzarsi dopo il terremoto e dopo la pandemia degli ultimi mesi. «Una sfida per me. È una specie di don Chisciotte, uno che parte per chissà quali sfide e poi riparte di nuovo. Mi sono identificato un po’ in Brancaleone, nell’Armata piena di propositi che magari non si realizzano, anche se – commenta l’attore - il testo non lo dice, ma loro continuano a inseguire un castello d’oro, il sacro Graal». «Il testo ha come base quello che nel 1998 ho utilizzato per la prima messa in scena dell’opera di Monicelli, Age e Scarpelli, ma è stato ripensato per piazze, per luoghi all’aperto, dando maggior risalto alla peste, vista la battaglia in corso contro il Covid, e all’essere abbandonati, sensazione che ha vissuto chi vive tra i comuni terremotati. Il nostro Brancaleone non porta soluzioni, ma vicinanza e voglia di lottare insieme con un sorriso», prosegue il direttore artistico. «Realizzare uno spettacolo teatrale con una compagnia ai tempi del Covid non è stato facile. Abbiamo due obiettivi: portare arte nei territori e aiutare un settore, quello dello spettacolo, che è stato duramente colpito dal lockdown». Un testo attuale, con musiche arrangiate da Mario Mariani, che porta speranza: «Faticoso, in tutto. Non è una semplice rappresentazione, è un modo per dire a tutta Italia che si può fare, che le compagnie possono lavorare. Nel nostro caso con ancora più energia visto che dentro il cuore di noi ci sono le Marche, con le sue ferite e la sua bellezza». Marchigiani sul palco, marchigiani come maestranze, marchigiani dietro la telecamera che riprenderà ogni serata per realizzare un documentario che racconta Brancaleone e il suo passaggio tra i comuni «che – ribadisce Solari – chiedono a voce alta la ricostruzione».
«Peste, fame e miseria: Brancaleone sfidava tutto e andava avanti, senza perdersi d’animo, cadendo e rialzandosi, ridendo e lottando. Non possiamo che ripartire da lui, dal suo cavallo Aquilante, dalla sua armata, dal suo provarci. Come ognuno di noi tra macerie e Covid», aggiunge Solari che guida lo spettacolo insieme con la regista Paola Genovese.
Una compagnia di marchigiani, per uno spettacolo made in Marche. «La scelta degli attori non è casuale, abbiamo puntato su persone con cui c’è un legame, uno storico importante. Questo Brancaleone è nato dal desiderio di condivisione, di ritrovarsi e ricostruirsi», spiega la regista Paola Galassi, presentando la compagnia. «Oggi sui palchi salgono solisti, al massimo coppie. Per sei serate, tra i primi in Italia, invece 11 attori, provenienti dal San Costanzo Show e dal mondo del Teatro Stabile delle Marche al tempo diretto da Solari, staranno insieme in sicurezza all’aria aperta, superando così il terremoto che ha colpito il mondo dello spettacolo», proseguono Galassi e Genovese.
Lo spettacolo, dopo Amandola farà tappa ad Ascoli Piceno nel chiostro di San Francsco merccoledì 12 agosto, prima del gran finale giovedì 14 agosto 2020 a Pretare di Arquata del Tronto. Prodotto dalla società pesarese Galassie srl che si occupa di ideare e produrre spettacoli, il ‘Viaggio di inizio millennio’ di Brancaleone ha un ritmo incalzante, con grandi sorprese, incontri che cambiano, solo apparentemente, la rotta, creando paradossi che rendono il dramma ironico e comico.
Il protagonista, interpretato da Lorenzo Loris, partendo da Norcia, città ferita dal sisma del 2016 con la sua basilica diventata un simbolo, intraprende un cammino tra i comuni delle Marche incastonati tra i Sibillini che hanno voglia di rialzarsi dopo il terremoto e dopo la pandemia degli ultimi mesi. «Una sfida per me. È una specie di don Chisciotte, uno che parte per chissà quali sfide e poi riparte di nuovo. Mi sono identificato un po’ in Brancaleone, nell’Armata piena di propositi che magari non si realizzano, anche se – commenta l’attore - il testo non lo dice, ma loro continuano a inseguire un castello d’oro, il sacro Graal». «Il testo ha come base quello che nel 1998 ho utilizzato per la prima messa in scena dell’opera di Monicelli, Age e Scarpelli, ma è stato ripensato per piazze, per luoghi all’aperto, dando maggior risalto alla peste, vista la battaglia in corso contro il Covid, e all’essere abbandonati, sensazione che ha vissuto chi vive tra i comuni terremotati. Il nostro Brancaleone non porta soluzioni, ma vicinanza e voglia di lottare insieme con un sorriso», prosegue il direttore artistico. «Realizzare uno spettacolo teatrale con una compagnia ai tempi del Covid non è stato facile. Abbiamo due obiettivi: portare arte nei territori e aiutare un settore, quello dello spettacolo, che è stato duramente colpito dal lockdown». Un testo attuale, con musiche arrangiate da Mario Mariani, che porta speranza: «Faticoso, in tutto. Non è una semplice rappresentazione, è un modo per dire a tutta Italia che si può fare, che le compagnie possono lavorare. Nel nostro caso con ancora più energia visto che dentro il cuore di noi ci sono le Marche, con le sue ferite e la sua bellezza». Marchigiani sul palco, marchigiani come maestranze, marchigiani dietro la telecamera che riprenderà ogni serata per realizzare un documentario che racconta Brancaleone e il suo passaggio tra i comuni «che – ribadisce Solari – chiedono a voce alta la ricostruzione».
Nessun commento:
Posta un commento