Lucia Poli |
Nell’ambito della 73a Estate fiesolana giovedì 25 giugno 2020 sul palco del Teatro Romano, Lucia Poli, magistrale interprete della lingua del Boccaccio, valorizza l’intelligenza e la comicità delle novelle, da Alibech, candida e ingenua fanciulla desiderosa di servire Iddio, a Calandrino sempre beffato.
La serata fa parte di Decameron. Un racconto italiano in tempo di peste (Progetto e regia di Sergio Maifredi,
Produzione Teatro Pubblico Ligure, Direttore di produzione Lucia
Lombardo, Consulente letterario Maurizio Fiorilla Patrocinio Ente Nazionale Giovanni Boccaccio).
Lo spettacolo sarà preceduto dalla Lectio Magistralis del Prof. Maurizio Fiorilla, docente di Filologia della Letteratura Italiana, all’Università Roma Tre.
Questo il programma della serata con Lucia Poli
Giornata terza, novella decima ALIBECH
Giornata sesta, novella decima FRATE CIPOLLA
Giornata nona, novella terza, CALANDRINO PREGNO
Giornata seconda, novella quinta, ANDREUCCIO DA PERUGIA
Il Teatro Pubblico Ligure torna a fare spettacolo dal vivo in uno tra i luoghi più belli dove incontrare il pubblico,
il Teatro Romano di Fiesole, con quattro serate in cui l’attualità
trova uno sfondo ideale nella tradizione letteraria. Per il quarto anno
consecutivo il TPL, fondato e diretto da Sergio Maifredi, è ospite
dell’Estate Fiesolana .Proprio sulla collina dove lo ha ambientato il
suo autore Giovanni Boccaccio, tornerà a vivere il Decameron, uno dei
testi più citati in questi ultimi difficili mesi segnati dalla
pandemia.
Decameron un racconto italiano in tempo di peste vede dopo Lucia Poli altri interpreti d’eccezione
come Roberto Alinghieri (9 luglio), Tullio Solenghi (23 luglio), Dario
Vergassola e David Riondino (6 agosto). Il progetto è ideato e diretto
da Sergio Maifredi, con la consulenza letteraria di Maurizio Fiorilla,
curatore delle edizioni del Decameron per Treccani nel 2011 e per
Rizzoli-Bur nel 2013, e il patrocinio dell’Ente Nazionale Boccaccio.
Decameron – dichiara Sergio Maifredi – è la festa del racconto, un inno al potere della mente di inventare la vita.
Da oltre cinque anni lavoriamo sul primo grande “romanzo” della
letteratura italiana per riportarlo alla sua dimensione originaria di
racconto che vive nella lettura pubblica condivisa. Boccaccio stesso
leggeva in pubblico il suo capolavoro. Lo facciamo, a Fiesole, luogo
perfetto per ritrovarci con Boccaccio, insieme a grandi compagni di
viaggio: Lucia Poli, Roberto Alinghieri, Tullio Solenghi, Dario
Vergassola, David Riondino. Il palcoscenico su cui si muovono gli uomini
e le donne del Boccaccio è il Mediterraneo reale di una società
mercantile, miscuglio e groviglio di popoli e di religioni, un mondo che
a settecento anni di distanza continua ad essere nostro contemporaneo.
Boccaccio – spiega il Prof. Maurizio Fiorilla, ha il merito di aver elaborato il primo grande progetto narrativo
della letteratura occidentale, inserendo i cento racconti in un libro
organico capace di rappresentare la varietà e complessità del mondo. A
tutti è concessa una storia, dai re agli operai. Nello spazio della
cornice una riflessione di elevatissima profondità culturale si proietta
per la prima volta sulle storie raccontate e questo fa del Decameron
anche un grande libro filosofico.
Boccaccio ha descritto un gruppo di giovani che, nella Firenze medievale attraversata dalla peste,
si sono riuniti in un castello decidendo di occupare il tempo della
quarantena raccontando delle storie. I testimoni cantori di questa
tradizione sono oggi cinque artisti – Poli, Alinghieri, Solenghi,
Riondino, Vergassola – che, ognuno con il suo stile e con il suo
personale timbro ironico, ci guideranno all’esplorazione delle novelle
di Boccaccio.
Salvatore Battaglia, grande conoscitore e critico del grande autore,
ha scritto: “I mercanti, i sensali, i contadini, gli artigiani, i frati
buontemponi, i prelati mondani, le suore spericolate, i letterati, gli
studenti, assieme ai ricchi borghesi, ai principi, ai cavalieri, alle
gentildonne, alle avventuriere: una folla multiforme, vitalissima,
incontenibile, i cui individui fanno la realtà, formano il ritmo della
vita e il tessuto della società. Un’infinita molteplicità di tipi e di
esperienze: la sola che possa aspirare a competere con la versatilità
rappresentativa della Divina Commedia”.
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