Sabato 17 febbraio 2018, alle 18.30 a Roma, sarà rappresentata “Il Barba e l’inquisitore” (nella sala di Via Marianna Dionigi, 59) una pièce teatrale scritta da Giuseppe Platone, pastore della chiesa valdese di piazza Cavour, sulla base degli atti di un processo inquisitoriale del XVI secolo.
Questa pièce è nata intorno al fascino che emana dalla
figura del Barba medievale. I Barba erano dei predicatori itineranti che
visitavano con regolarità, e non senza rischi, i gruppi valdesi che per
tutto il medioevo sono sopravvissuti nella semi clandestinità. Il Barba
di cui racconto si chiamava Pierre Griot, un
predicatore alle prime armi, vissuto nella prima metà del XVI secolo. Lo
spettacolo è l’adattamento dei verbali di un processo inquisitoriale
condotto dal domenicano Jean de Rome. Uno scontro
impari: tanto Griot è acerbo, forte solo della sua coscienza, quanto de
Rome è un erudito, arma affilata al servizio del potere.
Il processo a Griot è interessante sia da un punto di vista storico sia
perché tematizza la questione, attualissima, della violenza nella
religione. Griot venne catturato in Francia mentre rientrava dal Sinodo
di Chanforan, l’assemblea che, nel 1532, determinò l’adesione dei
valdesi alla Riforma protestante e pose sostanzialmente fine al valdismo
medievale. Griot è personaggio a cavallo di due epoche. Soprattutto,
fornisce durante il processo informazioni sull’assemblea di Chanforan
che prima ci erano sconosciute. Per esempio, la documentazione
disponibile sul Sinodo riguarda temi prevalentemente morali; da Griot
invece sappiamo che ci furono animati dibattiti su temi teologici come
la giustificazione per fede, il celibato o il purgatorio –
evidentemente, all’epoca temi ancora aperti da non permettere la stesura
di documenti ufficiali.
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