Non solo un monumento paleocristiano e medievale, ma
anche un punto fondamentale della storia e della cultura milanese. Se ne
parla su Rai Storia (Canale 54 del digitale terresrte) lunedì 3 luglio 2017 alle 21.10 per la serie di Rai Cultura “La croce e
la spada”.
La Milano
del periodo tardo-antico, capitale dell'Impero Romano, svolse un
importantissimo ruolo politico e culturale, essendo la principale città
europea e un baluardo contro le invasioni barbariche. In questo contesto
s’inserì il giovane Ambrogio, che svolse con il mandato imperiale una
determinante azione politica mirata a rafforzare le istituzioni.
Ambrogio era
nato a Treviri, in Germania, da una nobile famiglia romana della Gens
Aurelia. Quando suo padre, governatore delle Gallie e funzionario
imperiale, morì, Ambrogio si recò a Roma con la sorella Marcellina e la
madre. Proseguì gli studi per la carriera legale ottenendo molti
successi come avvocato, finché l’imperatore Valentiniano lo nominò
governatore, con residenza a Milano. Rimase in carica per quattro anni,
dimostrando di essere al di sopra delle parti e dei partiti, con
l’occhio rivolto al bene di tutta la popolazione. Un atteggiamento che
gli valse non solo la stima, ma addirittura l’affetto sincero dei più
poveri. Ambrogio assunse lo stesso atteggiamento quando fu nominato
vescovo. Donò le sue ricchezze ai poveri e le sue terre alla Chiesa,
tenendone per sé una piccola parte. Ogni giorno diceva la Messa per i
suoi fedeli dedicandosi poi al loro servizio per ascoltarli,
consigliarli e difenderli contro i soprusi dei ricchi. Tutti potevano
parlargli, in qualsiasi momento. E proprio per i suoi fedeli Ambrogio
lavorò, studiò, rischiò la vita, predicò, viaggiò e scrisse libri fino
alla fine. Morì il 4 aprile, all’alba del Sabato Santo, quando correva
l’anno 397.
Le sue
spoglie riposano nella basilica milanese che porta il suo nome, accolte
nella cripta che lui stesso volle costruire per ospitare i corpi di San
Gervaso e San Protaso. La Basilica fu edificata tra il 379 e il 386 in
una zona di sepoltura dei cristiani martirizzati. Per questo venne
chiamata Basilica Martyrum. Da quando vi fu sepolto Sant'Ambrogio cambiò
nome, assumendo quello attuale.
Un
importante riferimento a Sant'Ambrogio è presente anche nel Duomo di
Milano. L'ultima campata dell'edificio ospita infatti l'Altare di
Sant'Ambrogio, con la pala secentesca del pittore urbinate Federico
Barocci, che raffigura l'imperatore Teodosio inginocchiato di fronte a
Sant'Ambrogio, con lo scettro e la corona deposti a terra. L'opera si
riferisce alla penitenza che il vescovo di Milano impose all'imperatore
per aver ordinato un massacro tra la popolazione di Tessalonica.
L'episodio, frequentemente rappresentato, era inteso come metafora della
subordinazione del potere imperiale a quello papale e conferma
l'importanza che Ambrogio ha rivestito non solo al suo tempo ma anche
durante i secoli successivi nella storia di Milano.
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