sabato 24 novembre 2018

"Il rapace" presentazione teatralizzata a Vaprio d'Adda


Sabato 24 novembre 2018 alle ore 18,00 presso il Bar Speranza Wine & Whisky C.Bestetti in Via G. Matteotti, 27 a Vaprio d’Adda (MI), Giancarlo Mele presenta il suo nuovo romanzo "Il rapace" (Meravigli Edizioni, 2018).
Un avvincente thriller storico, incentrato sulla figura di Galeazzo Maria Sforza (1444-1476) – che morì assassinato sul sagrato della chiesa di Santo Stefano a Milano – che non tralascia di sondare anche l’animo più recondito dei personaggi principali, mettendone a nudo le contraddizionie le trasformazioni cui vanno incontro nell’inesorabile appuntamento con il loro destino. Amore e morte si intrecciano nella trama di questo “thriller sforzesco” che non tralascia però mai di sondare anche l’animo più recondito dei personaggi principali, mettendone a nudo le contraddizioni e le trasformazioni cui vanno incontro nell’inesorabile appuntamento con il loro destino.
Presentazioe teatralizzata. Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Giancarlo Mele, giornalista e scrittore, è nato a Milano, ma da trent’anni vive in Martesana, cui ha dedicato la maggior parte dei suoi lavori. Con una compagnia teatrale amatoriale che ha fondato, assieme a un gruppo di amici, porta in giro suggestive rievocazioni storiche che riscuotono grande successo di pubblico.

venerdì 16 novembre 2018

Al Teatro Flavio di Rieti i Carmina Burana dello Spellbound Contemporary Ballet

Apre la programmazione del Teatro Flavio Vespasiano di Rieti, una delle compagnie di danza più interessantiin Italia: Spellbound Contemporary Ballet ripropone a grande richiesta, Carmina Burana, con la coreografia e regia di Mauro Astolfi e le musiche di Carl Orff, Antonio Vivaldi, Aleksandar Sasha Karlic, il disegno luci di Marco Policastro e le scene di Stefano Mazzola, venerdì 16 novembre 2018 alle ore 21,00 grazie alla collaborazione tra Comune di Rieti e ATCL. Lo spettacolo, che aveva debuttato in prima assoluta a Maiori nel settembre 2006, è presentato nel riallestimento per la celebrazione dei 200 anni del Teatro Sociale di Como e per il Prisma Festival de Danza contemporanea di Panama (ottobre 2014).
I Carmina Burana vennero ritrovati, numerosissimi (più di 300 componimenti di vario genere), in un manoscritto dell’abbazia di Benediktbeuren, da cui presero il nome. Vengono fatti risalire per la maggior parte al secolo XIII, quando non era troppo difficile, viaggiando per la Germania e la Sassonia, imbattersi nei goliardi (da cui il nome dato dalla tradizione italiana agli studenti universitari, che in realtà hanno poco o nulla da spartire con i loro omonimi medievali) o più propriamente clerici vagantes, letterati girovaghi studiosi della tradizione poetica greca e latina, cantori del vino, delle donne, del vagabondaggio e del gioco. Poesia burlesca, impudente, sovversiva: si parla senza troppi veli del corpo e della sua quotidiana avventura, se ne esplicano con gioia le funzioni, non si guarda all’altrove. Tace il linguaggio della ratio, si dimentica il decorum e si osa persino irridere audacemente al divino con le cosiddette ‘kontrafakturen’, ossia travestimenti di inni e motivi religiosi in canti profani che suonano come parodia degli evangeli, delle formule di confessione e delle litanie. Eros, dunque, riassorbe thanatos, l’homo faber si trasforma in homo ludens.
“Venus me telo vulneravit / aureo, quodcorpenetravit”… “Venere mi ha colpito con una freccia d’oro, che mi è penetrata nel cuore”: il corpo (a differenza di quello dei dannati nei ‘Giudizi universali’ della pittura medievale che non conosce alcuna floridezza nella resurrezione, soltanto degradazione, pustole e infermità), non è mai detto animale, basso, ‘sozzo’, bensì viene innalzato, liberato e goduto, come nei versi di Ovidio, Marziale e Catullo.

Da questo curioso magma di scurrilità plebea e raffinatezza cortigiana Mauro Astolfi trae – o per meglio dire, deduce in piena libertà, senza alcuna intenzione filologica – una coreografia tutta giocata tra ‘larghi’ e ‘sfrenatezze’ (del resto, è un artista a cui il ritmo ‘medio’ poco o nulla si addice) che agisce lo spazio quasi a volerlo contestare, divisa essenzialmente in tre momenti che scandiscono un crescendo liberatorio: si passa da una brutale aggressione sotto il cupo rombare della pioggia battente a una parte irriverente e grottesca che allude alle giullarate, per culminare infine nell’incendiumcupiditatum, lo scatenamento delle passioni, che avviene nella taberna (qui anche – come spesso anticamente – bordello), luogo di appagamento degli istinti primari.
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giovedì 1 novembre 2018

"Il settimo sigillo" restaurato in sala a Bologna

Rivedremo più bella che mai quella epica partita a scacchi con la morte. Per il centenario della nascita di Ingmar Bergman la Cineteca di Bologna porta in sala da martedì 6 novembre 2018 il restauro, realizzato dallo Svenska Filminstitutet, di uno dei titoli più iconici del regista svedese: “Il settimo sigillo”. Dopo l'anteprima a giugno in Piazza Maggiore a Bologna nell'ambito della 32esima edizione del festival Il Cinema Ritrovato, Il settimo sigillo torna al cinema grazie al progetto della Cineteca di Bologna “Il Cinema Ritrovato”.
Realizzato nel 1957, “Il settimo sigillo” segue le tracce del cavaliere Antonius Block (Max von Sydow) e del suo scudiero Jons (Gunnar Bjornstrand) che, reduci disillusi delle crociate, fanno ritorno nella Svezia del Trecento e la trovano in balia della peste e della disperazione. Sulla spiaggia Block incontra la Morte, e, in una delle più efficaci alternanze campo/controcampo mai realizzate, la sfida a una partita a scacchi per prendere tempo e poter compiere un'azione che dia un senso alla sua vita. L'evocazione visionaria, tragica e farsesca del Medioevo scandinavo racchiusa nel Settimo sigillo ha origini remote che affondano nelle fantasie d'infanzia dell'autore. Capolavoro tra i capolavori di Bergman, questa grande allegoria dell'uomo in cerca di Dio e in balia della morte, torna a parlarci con la potenza grafica del suo paesaggio e la chiaroscurale profondità della sua inquietudine.