mercoledì 28 ottobre 2020

I Bentivoglio. Potere e splendore nella Bologna del Rinascimento

Giovedì 29 ottobre
2020 alle ore 20.45 su Sky Arte sarà trasmesso il documentario di 30 minuti I Bentivoglio. Potere e splendore nella Bologna del Rinascimento  a cura di Arianna Marelli con la regia di Claudio Poli.
 
«La Bologna quattrocentesca rappresenta uno dei grandi centri del primo Rinascimento italiano, un crocevia culturale, artistico e intellettuale di livello europeo, grazie alla vivacità sociale ed economica che la caratterizzava e a un ruolo di primo piano nello scenario politico nazionale e internazionale, sotto la guida della magnifica signoria dei Bentivoglio. Tuttavia, nella percezione comune la città rimane legata a un’immagine solo comunale e medievale, e viene messa in ombra dalla vicinanza della Firenze dei Medici, della Ferrara degli Este, della Mantova dei Gonzaga, come se fosse stata una città di secondo piano, quando invece era magnifica quanto le altre e come tale era percepita dai contemporanei» spiega Fabio Roversi-Monaco, Presidente Genus Bononiae. Musei nella città.
Adesso, finalmente, partendo dalla mostra La Riscoperta di un Capolavoro dedicata al Polittico Griffoni, Bologna ritrova la centralità che le spetta: il 29 ottobre Sky Arte trasmette il documentario in prima visione I Bentivoglio. Potere e splendore nella Bologna del Rinascimento, mentre studiosi e ricercatori si riuniscono in una giornata internazionale di studi per confrontarsi sul Polittico Griffoni e l’importanza dell’opera nel contesto dell’arte rinascimentale. 
Signori di fatto a fasi alterne per circa un secolo, dall’inizio del Quattrocento fino alla rovinosa cacciata avvenuta nel 1506, per mano del pontefice Giulio II e degli stessi cittadini, i Bentivoglio furono protagonisti di una stagione unica di potere e splendore artistico a Bologna: nel documentario di Sky Arte, prodotto da 3D Produzioni su un’idea di Fabio Roversi-Monaco e Paolo Cova, il racconto dell’ascesa e della cacciata di una dinastia diventa l’occasione  per compiere un percorso tra le architetture e le opere d'arte rinascimentali che ancora impreziosiscono piazze e strade, chiese e musei della città. Punto di partenza è, ancora una volta, il Polittico Griffoni: Francesco del Cossa e Ercole de' Roberti diventano, infatti, un riferimento per i più importanti artisti della generazione successiva, come Lorenzo Costa e Francesco Francia, di cui a Bologna si trovano tutt'ora i dipinti.
Il viaggio attraverso il tessuto urbano alla ricerca delle tracce dell’età dei Bentivoglio rivela tutta la magnificenza di una stagione unica: dalla splendida architettura del Palazzo del Podestà in Piazza Maggiore ai dipinti del Francia e di Del Cossa in San Giacomo Maggiore, celebrazione del potere dei Bentivoglio, dalla “Cappella Sistina Bolognese” nell’Oratorio di Santa Cecilia, opera dello stesso Francia assieme a Lorenzo Costa e Amico Aspertini, all’unicità della forza espressiva del Compianto sul Cristo morto di Niccolò dall’Arca, capolavoro d’ineguagliabile bellezza, fino alle prove scultoree nella Basilica di San Domenico di un giovanissimo Michelangelo, il cui stile esce profondamente trasformato dal soggiorno bolognese del 1494.
Il documentario accompagna lo spettatore alla scoperta di opere d’arte meravigliose conservate nei musei bolognesi, a partire dal Museo della Storia di Bologna di Palazzo Pepoli e dà voce, con interviste inedite, a studiosi che a questo capitolo della storia bolognese hanno dedicato analisi approfondite: la storica Francesca Roversi-Monaco, lo studioso di letteratura Andrea Severi, e gli storici dell'arte Daniele Benati e Paolo Cova. Il documentario si conclude con la cacciata dei Bentivoglio e la distruzione della loro fastosa dimora, soprannominata Domus Magna per la sua ambiziosa maestosità, e con l’arrivo a Bologna del capolavoro di Raffaello, l’Estasi di Santa Cecilia, che inaugura definitivamente una nuova stagione.

giovedì 22 ottobre 2020

“Àntica, la Corona della Consapevolezza” a Vibo Valentia

“Àntica, la Corona della Consapevolezza”, è uno spettacolo teatrale che si preannuncia ricco di fascino e suggestività: la rievocazione del Medioevo, attraverso una serie di momenti artistici. Un’opera teatrale che trae massiccia ispirazione dai libri di Agostino Massimo Mano, regista e presidente dell’Associazione Lux Gladio, la quale porterà in scena lo spettacolo sabato 24 ottobre 2020 a Vibo Valentia in Piazza Luigi Razza. Sarà un appuntamento culturalmente vivace per la città, in grado di suscitare sensazioni e curiosità inedite.
Intorno all’evento c’è una grande aspettativa. Lo spettacolo è ambientato intorno all’anno Mille, racconta dell’incoronazione del re, Ruggero il Normanno, ponendo l’accento sulla «debolezza e la fragilità dell’uomo sotto la corona, e l’abitudine umana di fuggire dalle proprie responsabilità, rimandando la propria maturità interiore». Lo scopo di Agostino Massimo Mano, è quello di «ridare alla fantasia del pubblico antiche sensazioni dimenticate. Un’era nella quale risuona ancora forte l’eco nell’intimo dell’uomo moderno: il Medioevo». L’uomo medievale che vive e respira nell’uomo contemporaneo: «Abbiamo anche dentro di noi la semplicità dell’uomo medievale, una semplicità del vivere qui e ora nel quotidiano, il misticismo e la spiritualità». 
Lo spettacolo si compone di diversi momenti artistici: «Danza del ventre, spettacolo di fuoco, musici che suonano musica medievale con strumenti dell’epoca, come l’organo portativo suonato dalle dame, giochi del tempo». La scherma storica, in particolare, è una disciplina per la quale attori e comparse vengono formati attraverso appositi corsi, organizzati dall’Associazione. Interessante la cura dei costumi, come ci racconta Agostino Mano: «Sono costumi filologici, realizzati con cura dalle sarte ferraresi». 
Il tour dello spettacolo nelle città calabresi, è stato cofinanziato della Regione Calabria. Spiega l’Assessore alla Cultura del comune di Vibo, Daniela Rotino: «Vibo è stata scelta per la presenza del castello. Penso che sia un evento nuovo e originale, che la scenografia possa piacere alla città. Un evento culturale e all’aperto, il cui fine è chiaramente anche quello di rivitalizzare i nostri spazi». Ad aiutare nell’organizzazione e nel controllo della manifestazione, ci saranno i volontari di AgroAmbiente e dell’Augustus.
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lunedì 19 ottobre 2020

Dante 700 in Lessinia

Quattro eventi ripercorrono le tradizioni legate alla montagna veronese e al sommo Poeta nell’anniversario dei 700 anni dalla morte che si festeggerà nel 2021. Partendo da queste tradizioni, Alessandro Anderloni interpreta sul palcoscenico del Teatro Orlandi di Velo Veronese (VR) quattro canti della Divina Commedia legandoli ai racconti sul Cóvolo di Camposilvano, al Ponte di Veja, al Monte Purga di Velo.
Si inizia venerdì 23 ottobre 2020 con Il Cóvolo e la porta dell’Inferno (Inferno III). Vuole l’antica leggenda che Dante Alighieri, ospite degli Scaligeri a Verona, fosse salito in Lessinia per visitare il Cóvolo, voragine che si apriva allora in una fitta selva, nella valletta di Camposilvano. Scendendo il sentiero tra i massi di crollo, il Poeta si sarebbe trovato di fronte alla porta che un tempo chiudeva, con il muro circostante l’accesso, alla caverna, proteggendo da bestie e ladri le scorte di carne e formaggi che i montanari vi custodivano, come in un frigorifero naturale, nel fondo ghiacciato. Al cospetto della parete di roccia strapiombante, di fronte a questa porta che Dante avrebbe immaginato quella del suo inferno, con la memorabile scritta: Lasciate ogne speranza voi ch’intrate del canto III di Inferno.
Venerdì 30 ottobre 2020 si prosegue con Il Cóvolo e il ghiaccio del Cocito (Inferno XXXIII). Se Dante visitò davvero il Cóvolo fu la morfologia della grotta, con le diverse stratificazioni di roccia, a ispirargli la forma dei cerchi infernali. La discesa tra i massi di crollo della volta verso il fondo, tanto simile a quella lungo le ruine che il pellegrino dovette percorrere nel cammino infernale, gli svelò a poco a poco l’immensità della caverna. Arrivato ai piedi della frana, si trovò di fronte al ghiaccio che allora si formava sul fondo. Qui il Poeta immaginò il tappo del regno dolente, nel centro della Terra e dell’universo, nel punto più lontano da Dio dove, imprigionato dal ghiaccio che lui stesso crea con il vento gelido delle sue sei ali, dimora Lucifero, lo ’mperador del doloroso regno a masticare i tre traditori, come il Conte Ugolino mastica la testa dell’Arcivescovo Ruggeri, nella straziante scena narrata dal canto XXXIII di Inferno.
Venerdì 6 novembre 2020 la serata di Dante 700 è dedicata a Il Ponte di Veja e i ponti di Malebolge (Inferno XXI). Nella biografia di Dante, dove i fatti storici si mescolano con le leggende e gli aneddoti, qualcuno ha voluto accogliere la suggestiva ipotesi che il Poeta, ospite degli Scaligeri, fosse salito fino al Ponte di Veja, un arco di quaranta metri ai cui piedi scorre un torrente e si aprono numerose cavità. A ricordare questa visita, il castagno centenario che si trova nelle vicinanze è tuttora chiamato il Castagno di Dante. Niente può suffragare l’ipotesi che al cospetto dell’imponente arco di roccia Dante avesse trovato ispirazione per i ponti che uniscono le Malebolge, nell’ottavo cerchio infernale. Ma nulla vieta di immaginarvi la scena del diavolaccio che sale il ponte portando con sé un barattiere che getta nella pece bollente del fiumiciattolo sottostante, dove il poveraccio è infilzato da diavolacci-cuochi, come fosse carne lessa in una caldaia, come si racconta nel XXI canto di Inferno.
Alessandro Anderloni
Ultimo appuntamento venerdì 13 novembre 2020 con La Purga di Velo e il Monte Purgatorio (Purgatorio I). È attestato che il toponimo Purga, il monte che si innalza sopra il paese di Velo, derivi dalla cosiddetta lingua “cimbra” portata in Lessinia con l’arrivo di coloni bavaresi nel Basso Medioevo. L’etimologia deriva dall’antico alto tedesco burg e dal medio tedesco burc che significa tanto borgo quanto castello o fortificazione. Sulla cima conica del monte, infatti, sorgeva in epoca preistorica un castelliere e più tardi un fortilizio romano. Nulla dunque rimanda all’etimologia del monte Purgatorio, dal latino purgatorius, “che purifica”. Ciononostante nelle stalle dei filò, dove non di rado si trovava una copia della Divina Commedia di cui qualche anziano sapeva recitare interi brani a memoria, si immaginava che, dopo la visita al Cóvolo, Dante fosse salito sul Purga e avesse immaginato qui il suo cammino verso la cima del Purgatorio che inizia con il I canto della seconda cantica.
Dante 700 è un’iniziativa del Comune di Velo Veronese con il sostegno della Provincia di Verona nell’ambito della Reteventi realizzata con il contributo del progetto Europa Direct e della Regione Veneto. L’organizzazione è affidata all’associazione culturale Le Falìe. L’ingresso alle serate, con inizio alle 20:30 e contingentato secondo normativa sanitaria, è gratuito con prenotazione obbligatoria scrivendo a lefalie@lefalie.it.

giovedì 15 ottobre 2020

"Dante per tutti" debutta al Teatro Flavio di Roma: Inferno I

La rassegna culturale “Dante per tutti”, giunta al suo settimo anno, debutta a teatro. In previsione delle celebrazioni per il VII centenario della morte di Dante Alighieri del 2021, Luca Maria Spagnuolo inaugura la nuova edizione giovedì 22 ottobre 2020 alle ore 20,00 al Teatro Flavio di Roma, per un ciclo di eventi che accompagnerà tutta la stagione teatrale fino a giugno 2021.
Si comincia con la lettura e il commento del Canto I dellInferno, introdotto da una delle più celebri visioni dell’aldilà del Medioevo: la storia del cavaliere irlandese Tantalo, originaria del XII secolo, ma letta nella sua versione trecentesca, in volgare italiano.
Dante per tutti è una iniziativa ideata e curata da Luca Maria Spagnuolo, storico dell’arte e studioso del medioevo. In ogni incontro, caratterizzato da una narrazione  coinvolgente e appassionante, viene proposta la lettura e il commento di un Canto dantesco, la cui tematica è correlata a un approfondimento sulla cultura medievale.
Vengono proposti testi databili tra il XIII e il XV secolo, letti e discussi nella loro versione originale in volgare italiano: frammenti di leggende di Santi, diavoli e miracoli e brani provenienti dal repertorio giullaresco medievale. Tutti i testi provengono da manoscritti e incunaboli non editi o di difficile reperibilità, trascritti presso alcune delle più importanti biblioteche e istituti.
Seppur antichi, questi brani costituiscono un’innovativa risorsa: un patrimonio non più solo per specialisti e studiosi ma finalmente restituito al pubblico.
Ogni appuntamento ha la durata di circa un’ora e consiste nell’introduzione del Canto dantesco, il commento e la lettura di una leggenda medievale correlata al Canto in esame, la lettura con commento del Canto terzina dopo terzina e, infine, la declamazione per intero del Canto.
Per facilitare la fruizione, verranno proiettati i testi e alcune opere d’arte funzionali a rendere più immediato l’impatto visivo delle letture.
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venerdì 9 ottobre 2020

A Certaldo "Si racconta le novelle del Boccaccio"

Nel borgo medievale di Certaldo, tra le mura della Casa dove Giovanni Boccaccio riscrisse per l'ultima volta il Decameron - dando vita alla versione che ancora oggi leggiamo nei libri di scuola – torna, venerdì 9 ottobre 2020 in doppia replica alle ore 21,30 e 22,30, "Si racconta le novelle del Boccaccio", il ciclo di lettura integrale del Decameron a cura de L'Oranona Teatro e Associazione Polis Laboratori di Certaldo, ideato e diretto da Carlo Romiti.
Ogni lettura si avvale di inserti musicali dal vivo a cura di Damiano Santini. Con il Covid ancora nell'aria, la lettura in un contesto quasi “cenacolare” delle novelle del Decameron, una lettura fedele al testo, fatta una volta al mese, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, si presenta oggi più che mai come un "antidoto" alla frenesia del mondo contemporaneo, dominato da una cultura usa e getta, da un uso compulsivo dei social, dal profluvio di parole e immagini. Ascoltare, con calma, le parole del Decameron, è invece un modo per riflettere su gioie e dolori, amori e tragedie, sogni e sconfitte che ci rendono umani.
E, proprio come dopo la grande peste del 1348, ascoltare oggi le storie del Decameron può essere di stimolo ad una rinascita che parta dalla centralità dell’uomo, non come essere onnipotente, ma appunto come essere umano, con i suoi vizi e le sue virtù.
Questo il programma, arrivato alla seconda giornata, quella dedicata alle avventure impreviste che si concludono bene, giornata nella quale, come dice lo stesso Boccaccio: “sotto il reggimento di Filomena, si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine.
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