26 - 28 maggio 2017 Teatro Vascello di Roma
Saremo Bellissimi e giovanissimi sempre
testi e regia Marco Chenevier
coreografia e interprete Marco Chenevier
direttore di palco Andrea Sangiorgi
Produzione: TIDA - Theatre Danse con il sostegno del MIBACT - Ministero dei beni e delle attivita culturali e dell'Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Valle d'Aosta.
coreografia e interprete Marco Chenevier
direttore di palco Andrea Sangiorgi
Produzione: TIDA - Theatre Danse con il sostegno del MIBACT - Ministero dei beni e delle attivita culturali e dell'Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Valle d'Aosta.
Il performer, ingabbiato nel compito di dover realizzare uno
spettacolo su Meister Eckhart, si rende conto della difcoltà
dell'operazione quando oramai è stato accettato l'incarico.
La ricerca dell'interiorità secondo il mistico domenicano del XIV secolo Meister Eckhart, deve essere perseguita nella dissoluzione dell'egoità cercando la solitudine interiore, distaccandosi dalla volontà dalla memoria, dai sensi e dal giudizio.
Dapprima adottando un atteggiamento intellettuale e analitico, il performer riprende i fondamenti della mistica di Eckhart tentando innumerevoli volte di tradurne almeno uno in uno spettacolo di danza. Ma nell'autocensura dei tentativi l'analisi si perde nella vana ricerca di un'idea drammaturgica che sembra continuamente fallire.
Il malessere e le rifessioni vengono così condivisi con il pubblico in modo leggero e divertente in una parziale frattura del codice. Il ragionamento, esausto, porta il performer a chiedersi infne se non fosse sbagliato il processo in sé. La chiave di volta potrebbe essere quella di domandarsi quale sia il senso di un lavoro su Eckhart oggi, e se l'accusa di eresia che egli subì sette secoli fa non palesi un confitto atavico tra potere ed interiorità.
La costruzione scenica rivela la scrittura della drammaturgia stessa, la quale diventa il filo conduttore che lega i quadri, le coreografe e le scene.
La vita del mistico e la sua ricerca del distacco si intrecciano con una rifessione sul ruolo dell'arte contemporanea nella società odierna, incentrata su modelli esteriori volti alla propaganda del consumismo. Forse Eckhart, anche oggi, verrebbe tacciato di eresia non più dalla Chiesa, bensì dal Mercato.
La ricerca dell'interiorità secondo il mistico domenicano del XIV secolo Meister Eckhart, deve essere perseguita nella dissoluzione dell'egoità cercando la solitudine interiore, distaccandosi dalla volontà dalla memoria, dai sensi e dal giudizio.
Dapprima adottando un atteggiamento intellettuale e analitico, il performer riprende i fondamenti della mistica di Eckhart tentando innumerevoli volte di tradurne almeno uno in uno spettacolo di danza. Ma nell'autocensura dei tentativi l'analisi si perde nella vana ricerca di un'idea drammaturgica che sembra continuamente fallire.
Il malessere e le rifessioni vengono così condivisi con il pubblico in modo leggero e divertente in una parziale frattura del codice. Il ragionamento, esausto, porta il performer a chiedersi infne se non fosse sbagliato il processo in sé. La chiave di volta potrebbe essere quella di domandarsi quale sia il senso di un lavoro su Eckhart oggi, e se l'accusa di eresia che egli subì sette secoli fa non palesi un confitto atavico tra potere ed interiorità.
La costruzione scenica rivela la scrittura della drammaturgia stessa, la quale diventa il filo conduttore che lega i quadri, le coreografe e le scene.
La vita del mistico e la sua ricerca del distacco si intrecciano con una rifessione sul ruolo dell'arte contemporanea nella società odierna, incentrata su modelli esteriori volti alla propaganda del consumismo. Forse Eckhart, anche oggi, verrebbe tacciato di eresia non più dalla Chiesa, bensì dal Mercato.
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