Rivedremo più bella che mai quella epica partita a scacchi con la
morte. Per il centenario della nascita di Ingmar Bergman la Cineteca di Bologna porta in sala da martedì 6 novembre 2018 il restauro, realizzato dallo
Svenska Filminstitutet, di uno dei titoli più iconici del regista
svedese: “Il settimo sigillo”. Dopo
l'anteprima a giugno in Piazza Maggiore a Bologna nell'ambito della
32esima edizione del festival Il Cinema Ritrovato, Il settimo sigillo
torna al cinema grazie al progetto della Cineteca di Bologna “Il Cinema Ritrovato”.
Realizzato nel 1957, “Il settimo sigillo” segue le tracce del cavaliere Antonius Block (Max von Sydow) e del suo scudiero Jons (Gunnar Bjornstrand) che, reduci disillusi delle crociate, fanno ritorno nella Svezia del Trecento e la trovano in balia della peste e della disperazione. Sulla spiaggia Block incontra la Morte, e, in una delle più efficaci alternanze campo/controcampo mai realizzate, la sfida a una partita a scacchi per prendere tempo e poter compiere un'azione che dia un senso alla sua vita. L'evocazione visionaria, tragica e farsesca del Medioevo scandinavo racchiusa nel Settimo sigillo ha origini remote che affondano nelle fantasie d'infanzia dell'autore. Capolavoro tra i capolavori di Bergman, questa grande allegoria dell'uomo in cerca di Dio e in balia della morte, torna a parlarci con la potenza grafica del suo paesaggio e la chiaroscurale profondità della sua inquietudine.
Realizzato nel 1957, “Il settimo sigillo” segue le tracce del cavaliere Antonius Block (Max von Sydow) e del suo scudiero Jons (Gunnar Bjornstrand) che, reduci disillusi delle crociate, fanno ritorno nella Svezia del Trecento e la trovano in balia della peste e della disperazione. Sulla spiaggia Block incontra la Morte, e, in una delle più efficaci alternanze campo/controcampo mai realizzate, la sfida a una partita a scacchi per prendere tempo e poter compiere un'azione che dia un senso alla sua vita. L'evocazione visionaria, tragica e farsesca del Medioevo scandinavo racchiusa nel Settimo sigillo ha origini remote che affondano nelle fantasie d'infanzia dell'autore. Capolavoro tra i capolavori di Bergman, questa grande allegoria dell'uomo in cerca di Dio e in balia della morte, torna a parlarci con la potenza grafica del suo paesaggio e la chiaroscurale profondità della sua inquietudine.
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