“I volti della via francigena“, del regista Fabio Dipinto,
è una viaggio alla scoperta degli itinerari di viandanti e pellegrini
che si svolge lungo un tratto dell’antica Via che nell’età medievale
conduceva da Canterbury a Roma, per poi proseguire verso il sud Italia,
fino ai porti della Puglia, da dove si partiva per Gerusalemme. Un
percorso davvero unico e straordinario e il documentario di Fabio Dipinto lo rende vivo, attuale, immediato. Fabio è alla sua prima regia ma presenta un’opera davvero eccellente.
Vengono presentati dei tratti di questo viaggio di una bellezza davvero intensa. Il passaggio dal Colle del Gran San Bernardo verso Roma
è bellissimo e suggestivo, passando tra le montagne valdostane, il
verde delle risaie, i colli della Toscana. Ma non è di certo il solo.
Molto interessante è anche il racconto degli attuali protagonisti che
ormai hanno stretto con questo speciale itinerario un rapporto
strettissimo. Poi ci sono varie interviste a storici,
esperti, rettori di confraternite. Molto interessante, tra le altre,
quella all’abate Joseph Roduit, dell’abbazia di Saint-Maurice,
recentemente scomparso, ma anche quella allo storico Giovanni Caselli o
quella al fondatore della Confraternita di San Giacomo di Campostela
Paolo Caucci von Saucken, così come l’intervista allo scrittore Enrico
Brizzi.
Il documentario è comunque fondamentalmente la
spiegazione di cosa significa intraprendere un cammino, prendersi cura
di altre persone che magari non conosci e che non vedrai mai più,
scoprire itinerari alternativi, trasversali, ammirare panorami collinari
e paesaggi montani, per poi poco dopo estasiarsi innanzi a Santuari e Cattedrali pieni di storia, arte, pietà.
Il documentario sarà nelle sale cinematografiche a partire da sabato 13 ottobre 2016, distribuito da CINEAMA.
Patrocinato dall’Associazione Europea delle Vie Francigene, l’opera di Fabio Dipinto
è stato realizzata grazie al contributo dell’Associazione stessa, del
tour operator SLOWAYS e tramite il crowdfunding lanciato sulla
piattaforma EPPELLA, che ha consentito di coprire i costi relativi alla
postproduzione del film documentario.
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