Concepito come un trittico che sembra evocare le tappe di un simbolico
viaggio iniziatico EXCALIBUR Trilogy di Keith Ferrone per la Florence Dance Company riprende uno dei cicli epici più amati e misteriosi della
cultura occidentale, quello della saga celtica di Re Artù.
Il mito del giovane che divenne re grazie alla propria purezza e alla protezione di Merlino il Mago, ma che perse l’ innocenza e grandezza a causa dell’invidia e del tradimento e della propria accresciuta fame di potere, fa parte del resto da sempre dell’immaginario collettivo, grazie ad infinite e inesauribili riletture letterarie e cinematografiche. Sebbene più raramente, anche il teatro di danza si è cimentato con il complesso mondo arturiano, popolato da numerosi, affascinanti personaggi simbolo – dalla regina Ginevra a Morgan Le Fey; dal cavaliere Lancillotto ai mitici Cavalieri della Tavola Rotonda; dalla Dama del Lago a Mordred, figlio dell’incesto tra i fratellastri Artù e Morgana- e caratterizzato da una miriade di eventi, uno intersecato nell’altro in una serrata trama di situazioni. E due, in genere, sono state le strade per affrontare questo magmatico ciclo di leggende attraverso la metaforica forza del movimento: c’è chi ha optato per concentrarsi intorno ad un evento ben preciso- come l’ infelice storia d’amore tra Ginevra e Lancillotto; c’è chi invece ha scelto di mettere in scena la meticolosa e dettagliata descrizione della saga, dall’amore fedifrago da cui è concepito il re, alla sua scomparsa.
Nel caso di EXCALIBUR Trilogy Keith Ferrone ha invece deciso di utilizzare entrambe le soluzioni, passando da sequenze descrittive, preziose per comprendere alcuni passaggi chiave della storia ( è il caso della scena d’apertura, nella quale il giovane Artù coglie la sfida della Dama del Lago e si impossessa di Excalibur, la spada simbolo della gloria e del potere), a momenti volutamente astratti, dove alla forza espressiva della pura danza è affidato il compito di evocare i complessi stati d’animo dei personaggi.
Il risultato è uno spettacolo diviso in tre quadri – Narration, Abstraction, Surrealism - nel quale si riconoscono tutti i momenti salienti e ben noti della leggenda, senza però imbattersi in momenti didascalici o pantomimici, ma anzi lasciando alla vena coreografica dell’autore, stilizzata e lirica, di trovare ampi spazi di divagazione e sviluppo. In pratica, quasi un ‘balletto sinfonico’ intorno a Temi della leggenda di Re Artù, che ha il pregio di avvalersi delle musiche originali di Jonathan Romeo e quelle elettroniche di Maurizio Fasolo ed Enzo Regi (Pankow) che, come sempre con la FDCo., grande spazio dà anche ai contributi artistici degli altri collaboratori, dal videomaker Maurizio Baldini al costumista Mirko Bottai.
Il mito del giovane che divenne re grazie alla propria purezza e alla protezione di Merlino il Mago, ma che perse l’ innocenza e grandezza a causa dell’invidia e del tradimento e della propria accresciuta fame di potere, fa parte del resto da sempre dell’immaginario collettivo, grazie ad infinite e inesauribili riletture letterarie e cinematografiche. Sebbene più raramente, anche il teatro di danza si è cimentato con il complesso mondo arturiano, popolato da numerosi, affascinanti personaggi simbolo – dalla regina Ginevra a Morgan Le Fey; dal cavaliere Lancillotto ai mitici Cavalieri della Tavola Rotonda; dalla Dama del Lago a Mordred, figlio dell’incesto tra i fratellastri Artù e Morgana- e caratterizzato da una miriade di eventi, uno intersecato nell’altro in una serrata trama di situazioni. E due, in genere, sono state le strade per affrontare questo magmatico ciclo di leggende attraverso la metaforica forza del movimento: c’è chi ha optato per concentrarsi intorno ad un evento ben preciso- come l’ infelice storia d’amore tra Ginevra e Lancillotto; c’è chi invece ha scelto di mettere in scena la meticolosa e dettagliata descrizione della saga, dall’amore fedifrago da cui è concepito il re, alla sua scomparsa.
Nel caso di EXCALIBUR Trilogy Keith Ferrone ha invece deciso di utilizzare entrambe le soluzioni, passando da sequenze descrittive, preziose per comprendere alcuni passaggi chiave della storia ( è il caso della scena d’apertura, nella quale il giovane Artù coglie la sfida della Dama del Lago e si impossessa di Excalibur, la spada simbolo della gloria e del potere), a momenti volutamente astratti, dove alla forza espressiva della pura danza è affidato il compito di evocare i complessi stati d’animo dei personaggi.
Il risultato è uno spettacolo diviso in tre quadri – Narration, Abstraction, Surrealism - nel quale si riconoscono tutti i momenti salienti e ben noti della leggenda, senza però imbattersi in momenti didascalici o pantomimici, ma anzi lasciando alla vena coreografica dell’autore, stilizzata e lirica, di trovare ampi spazi di divagazione e sviluppo. In pratica, quasi un ‘balletto sinfonico’ intorno a Temi della leggenda di Re Artù, che ha il pregio di avvalersi delle musiche originali di Jonathan Romeo e quelle elettroniche di Maurizio Fasolo ed Enzo Regi (Pankow) che, come sempre con la FDCo., grande spazio dà anche ai contributi artistici degli altri collaboratori, dal videomaker Maurizio Baldini al costumista Mirko Bottai.
Florence Dance Company Excalibur trilogy la ricerca spirituale e la
lotta contro le passioni umane nella leggenda di Re Artù, rilette in
un’ambientazione che ripensa in chiave contemporanea l’epoca medievale.
Firenze, Teatro Cantiere Florida
Martedì 4 Dicembre 2012, Ore 21:00 Coreografia e regia Keith Ferrone
Direzione artistica Marga Nativo
Musica originale sinfonica Jonathan Romeo
Musica originale elettronica Maurizio Fasolo ed Enzo Regi
Luci Jean Paul Carradori
Costumi Mirko Bottai
Video e immagini virtuali Maurizio Baldini
Firenze, Teatro Cantiere Florida
Martedì 4 Dicembre 2012, Ore 21:00 Coreografia e regia Keith Ferrone
Direzione artistica Marga Nativo
Musica originale sinfonica Jonathan Romeo
Musica originale elettronica Maurizio Fasolo ed Enzo Regi
Luci Jean Paul Carradori
Costumi Mirko Bottai
Video e immagini virtuali Maurizio Baldini
Nessun commento:
Posta un commento